Maria ormai ha una certa età, ma continua ad aiutare le persone più anziane di lei. Fatica a far quadrare i conti e, ogni tanto, ruba qualche euro ai vecchietti di cui si prende cura. Finché una denuncia anonima…
Come in tutto il cinema di Robert Guédiguian, intimo e militante, anche La gazza ladra, il suo ventiquattresimo lungometraggio, appare guidato da un’idea di società dialogante e solidale, nonostante le amarezze e le corrosioni a cui la contemporaneità sembra costringerci. Nel film, interpretato dal consueto cast di attori fedeli al regista marsigliese (a cominciare dalla moglie, Ariane Ascaride, per proseguire con Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan) l’intreccio si snoda attorno al desiderio di una badante non più giovane e in situazione economica precaria di sostenere gli studi del proprio nipotino, talentuoso pianista in erba, pagando al bambino quelle lezioni a cui la mamma cassiera e il papà camionista non riescono a fare fronte. La sottrazione dei resti monetari ad alcune delle persone da lei amorevolmente accudite forma, nel tempo, il gruzzoletto necessario a tale scopo, ma l’affiorare della verità fa prendere coscienza a tutti di cosa significhi davvero la parola ‘felicità’.
Animato da un flusso di malinconica, intima familiarità, La gazza ladra è pervaso da una grazia leggera e antica, un legame sotterraneo che unisce spiriti inquieti e tratteggia destini al tramonto, contrapponendosi agli sgambetti della vita e ad una fasulla ricerca del benessere, ricucendo caratteri apparentemente inconciliabili e rimediando alle bugie pronunciate a fin di bene. Non c’è disperazione, sullo schermo, solo difficoltà alle quali cercare di porre rimedio, nei limiti di un’esistenza che scorre via come tante, fra debolezze e desideri, affanni e piccole gioie quotidiane, in uno sguardo privato che, nel cinema di Guédiguian, assume sempre una dimensione pubblica. Commedia sentimentale, indagine generazionale, racconto morale, ma sottilmente politico, La gazza ladra, con profonda coerenza tematica e sobria impalcatura registica, intercetta così le sensibilità di un pubblico disposto ad unirsi ai personaggi in scena, riassunti da interpretazioni tutte misurate e credibili, pulsando di un’umanità viva, anche se stanca. Invecchiata, come gli anziani dei quali la donna di servizio si prende cura, ma che, come dice lei stessa “mi sono cari come una vera famiglia.
In sala: Trento, Multisala Modena, 22 e 23 maggio ore 17.10 e 19.15, 26 maggio ore 17.20, 27 maggio ore 17 e 19
(da: Acec – Sale della Comunità)