I cardinali – visto come è andato il Conclave – hanno impiegato poco a conoscerlo e ad apprezzarlo. Il popolo dei fedeli si è subito entusiasmato per il nuovo Papa, cosa non scontata per chi è stato scelto come successore di Pietro ma deve fare i conti anche con la grande empatia di chi lo ha preceduto: non è facile prendere il posto di papa Francesco. Ma Robert Francis Prevost è riuscito in pochi giorni a conquistare anche una platea normalmente molto diffidente come quella dei giornalisti arrivati a Roma da tutto il mondo: l’udienza nella sala Nervi si è trasformata in un tripudio nei confronti di Leone XIV, un abbraccio senza riserve, nemmeno quelle legate al fatto che per la prima volta è eletto un Papa statunitense.
Nei suoi primi interventi, sono stati evidenziati i passaggi che richiamano i suoi predecessori: “Mai più la guerra” (Paolo VI), “Non abbiate paura” (Giovanni Paolo II), “Disarmiamo le parole e la terra” (Francesco). Hanno colpito le parole rivolte ai giornalisti, ma che hanno un valore ben più ampio: “Viviamo tempi difficili da percorrere e da raccontare, che rappresentano una sfida per tutti noi e che non dobbiamo fuggire. Al contrario, essi chiedono a ciascuno, nei nostri diversi ruoli e servizi, di non cedere mai alla mediocrità. La Chiesa deve accettare la sfida del tempo e, allo stesso modo, non possono esistere una comunicazione e un giornalismo fuori dal tempo e dalla storia. Come ci ricorda Sant’Agostino, che diceva: “Viviamo bene e i tempi saranno buoni”.
L’impressione è che il nuovo Pontefice abbia saputo presentarsi per quello che realmente è: un uomo del nuovo secolo. Del resto, ci sono tre elementi che, in questo senso, caratterizzano la sua biografia. Innanzitutto, la data di nascita. È un Papa nato dopo la fine della Seconda grande guerra mondiale, dieci anni dopo lo scoppio della prima bomba atomica; la sua infanzia coincide con la corsa alla conquista dello spazio e con il primo uomo sulla luna; i suoi primi interessi, inevitabilmente, hanno avuto come colonna sonora le canzoni e i ritmi della “musica giovane” degli Anni Sessanta.
In secondo luogo “Padre Robert” è nato a Chicago, non una città qualsiasi, ma il centro – dinamico e multisfaccettato – nel panorama economico e sociale degli Stati Uniti. Chicago è la città dell’industria e della logistica; è “la città del lavoro” e dell’innovazione; laboratorio sociale e crogiolo di culture, plasmato da ondate successive di immigrazione. Tutto questo fa parte del bagaglio intimo del nuovo Papa che, non a caso, si è dato il nome di Leone, lo stesso scelto dal cardinale Pecci, Leone XIII, che aveva caratterizzato il suo pontificato proprio per l’attenzione alle “cose nuove”: il lavoro che cambiava, la rivoluzione industriale, le comunità smarrite e impoverite di fine Ottocento. Chi è nato a Chicago (e poi ha lavorato per vent’anni nelle periferie peruviane) non può non guardare alla “Rerum Novarum” come riferimento per una rinnovata dottrina sociale della Chiesa.
Il terzo elemento biografico è rappresentato dalla laurea in matematica che Robert Francis Prevost aveva ottenuto prima di entrare nell’Ordine degli Agostiniani. Una formazione sorprendente che offre nuovi elementi anche al consolidato dibattito accademico sull’“equazione inaspettata”, quella “tra fede e numeri, tra il rigore della logica e il mistero del Divino”. Del resto, la matematica abitua a ragionare in modo rigoroso, a costruire e verificare argomentazioni, a identificare errori e contraddizioni. Soprattutto, la formazione scientifica aiuta a comprendere i processi di innovazione della nostra epoca, le potenzialità ed anche i rischi.
Il Papa nato a Chicago, cresciuto negli anni della grande speranza e della nuova frontiera kennediana, che intreccia la formazione teologica e filosofica con quella matematica, ha dato subito l’idea di saper cogliere l’essenzialità delle questioni. “Oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”, ha detto il nuovo Papa nel primo incontro con i Cardinali.
Dignità umana, giustizia e lavoro: accanto al tema della pace – “disarmata e disarmante” – saranno sicuramente questi i riferimenti di Leone XIV in quella che tutti ormai si attendono: una nuova enciclica sulle “cose nuove del Terzo Millennio”.