Tanti l’hanno scaricata qualche anno fa, nel pieno della Pandemia, ma quasi tutti poi non l’hanno più utilizzata. Semplicemente è finita nel dimenticatoio dello smartphone, nelle schermate più nascoste del “telefonino”. Stiamo parlando di “IO”, la App di colore azzurro che avevamo imparato ad utilizzare quando c’era bisogno del Green pass, la “Certificazione verde Covid-19”, che il Ministero della salute rilasciava ai cittadini che erano in regola con le vaccinazioni o che erano stati contagiati e che erano guariti. Passati quei mesi (che tutti noi, in tempi brevissimi, abbiamo cercato di rimuovere dalla nostra memoria), ci siamo dimenticati anche dell’App “Io” che è però tornata di grande attualità in queste settimane perché è lo strumento attraverso il quale noi possiamo scaricare direttamente sul telefonino documenti importanti come la patente e la tessera sanitaria. Non si tratta di una copia fotografica, piccolo escamotage che qualcuno aveva già messo in pratica: fare la fotografia al documento per averlo sempre a disposizione in caso di bisogno. Ma la fotografia non ha però alcun valore legale. Patente e tessera sanitaria scaricati in forma digitale nell’App “IO”, sono, invece, validi a tutti gli effetti.
I primi documenti, in numero limitato, erano stati rilasciati già nel corso dell’estate. A novembre c’era stato un secondo step che aveva interessato 250 mila cittadini. Ora, dal 4 dicembre, tutti possono scaricare patente e tessera sanitaria in formato digitale. La procedura è assai semplice e consente di poter disporre sullo smartphone di documenti che sino ad ora abbiamo sempre tenuto nel portafoglio.
Per quanto riguarda la patente, la validità del formato digitale è limitata per ora al solo territorio nazionale (chi guida all’estero dovrà ricordarsi di avere con sé anche la patente tradizionale, in formato fisico), ma l’obiettivo è quello di rendere, in tempi stretti, questo formato valido per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Altro aspetto da evidenziare, come viene ricordato in questi giorni, è che la patente non è solo un documento che abilita alla guida ma serve anche per il riconoscimento dell’identità. In pratica, con questa innovazione, si può lasciare a casa sia la patente sia la carta d’identità, evitando ogni rischio di smarrimento o di furto dei documenti.
Se le opportunità sono evidenti, molto forti sono però anche le resistenze da parte di chi mantiene una grande diffidenza verso le innovazioni digitali. Salvo poi, in molti casi, apprezzarne la comodità e l’efficienza. L’App “Io”, in particolare, possiamo definirla come una sorta di sportello per i rapporti con la pubblica amministrazione. Tramite questa applicazione, infatti, è possibile già oggi ricevere i cedolini dell’Inps relativi alle pensioni; possiamo trovare gli avvisi di pagamento (e pagare direttamente con il sistema di PagoPA); possiamo essere raggiunti dalle comunicazioni dei comuni (comprese le multe che in questo caso non sono gravate dalle spese di notifica).
Ciò che merita di essere evidenziata è comunque la crescita – qualcuno dice “ancora troppo lenta” – dei servizi digitali della pubblica amministrazione. Non è solo una questione di velocità e di comodità per il cittadino: chiedere un certificato anagrafico in via digitale è molto più semplice e più rapido che recarsi allo sportello, fare la coda, presentare la richiesta e – per alcuni documenti – dover magari ripassare una seconda volta per ritirare ciò che ci serve.
Il vero nemico dell’innovazione sembra essere la ritrosia di molte persone, soprattutto anziane, che fanno fatica a sintonizzarsi con strumenti nuovi e che hanno spesso un nome difficile da comprendere. È il caso, ad esempio, dello Spid (Sistema Pubblico di Identità Digi tale) che serve per accedere con un click ai servizi online della Pubblica Amministrazione. In altre parole, una chiave personalizzata per aprire le porte che ci consentono di interagire con quelle realtà che altrimenti risulterebbero difficilmente raggiungibili: dalla nostra posizione fiscale all’Agenzia delle Entrate, al libretto sanitario dove ciascuno può trovare ogni dato che riguarda la salute.
La digitalizzazione, insomma, sta cambiando il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione. Non è una strada semplice: la burocrazia cerca naturalmente di difendere le proprie prerogative; i cittadini sono spesso restii alle novità e la pigrizia – “io non ci capisco niente” – è un freno che rallenta anche i percorsi più convenienti. Ma la richiesta di una documentazione non è più un favore per il quale ci si deve recare allo sportello (ringraziando mille volte quasi si fosse beneficiari di un favore discrezionale), piuttosto un diritto per il quale ci si rivolge direttamente (e liberamente) al portale telematico.