Tempi di parola rigorosi, con spazio per replica e controreplica: è la formula, ricalcata sul format di successo del “Confronto” politico di Sky TG24, di “Materia Grigia”, il programma mensile del canale all news che approfondisce i principali temi di attualità. Lunedì 14 aprile il confronto verteva sul piano di riarmo proposto dalla Commissione Europea per rafforzare il sistema di difesa degli Stati membri dell’Unione, chiamato inizialmente “Rearm Europe” e poi ribattezzato “Readiness 2030” (o “Prontezza 2030”), che si pone l’obiettivo di rafforzare le capacità di difesa degli Stati membri con investimenti per circa 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni. In studio, a confrontarsi sul tema, sollecitati dalle domande del conduttore Fabio Vitale, Luigi Chiapperini, generale di corpo d’armata in pensione, già comandante del contingente multinazionale Nato in Afghanistan nel 2012, e Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana Pace e Disarmo, suggestivamente introdotti inizialmente a volto oscurato, a creare un’atmosfera di attesa.
Dopo una breve scheda curata da Roberto Palladino che ha presentato con efficace sintesi gli obiettivi del piano europeo di riarmo e difesa, la trasmissione è entrata nel vivo con le domande del conduttore, rivolte prima all’uno e poi all’altro degli ospiti.
Il confronto, che ha toccato anche la questione dei nuovi equilibri internazionali e i rapporti con gli Stati Uniti dopo l’arrivo di Trump alla Casa Bianca, il ruolo della Nato, l’ipotesi di un ritorno della leva obbligatoria in Italia, è parso sempre rigorosamente agganciato ai dati e alla realtà, con Vignarca apparso più a suo agio del generale Chiapperini con dati e cifre. Senza le urla, le sovrapposizioni di voci, il gesticolare isterico, la tensione artificiosamente esasperata che caratterizzano altri programmi tv attribuibili al genere del cosiddetto infotainment (dove però la prima parte della parola composta, info, è sparita da tempo), condotti da giornalisti che da tempo hanno abdicato al loro ruolo a servizio della verità sostanziale dei fatti, esposti con lealtà e buona fede, che pure sarebbe obbligo inderogabile, si sono potute così apprezzare le ragioni dell’uno e dell’altro. Con Chiapperini che in più di un’occasione si è trovato in sede di replica a dover concordare con molte delle affermazioni di Vignarca, e difendendo le proprie non ha sempre mostrato di saperle sostenere in modo convincente, ad esempio quando ribadiva la necessità di maggiori investimenti per la difesa italiana, in particolare l’esercito; con Vignarca che aveva buon gioco ad incalzarlo garbatamente, cifre alla mano, chiedendogli dove fossero finiti allora tutti i soldi spesi finora. O quando si è trovato a dovere ammettere che lui il video della Commissaria europea per la sicurezza sul kit di sopravvivenza per le prime 72 ore “in caso di crisi” (leggi: in caso di attacco di un non meglio precisato nemico esterno) non l’avrebbe fatto (“Così si intimorisce la gente”).
A guardare i sondaggi realizzati dall’istituto YouTrend per Sky, che ad ogni puntata dicono cosa pensa il pubblico sul tema trattato, le convinzioni espresse da Vignarca appaiono largamente condivise: il 62% degli interpellati è contrario al piano di riarmo, il 48% preferisce un esercito unico europeo piuttosto che il rafforzamento di quelli nazionali, il 53% è contrario al ritorno alla leva obbligatoria (neppure il generale lo giudica necessario).
Poiché di confronto si tratta, chi ha vinto? Sicuramente il programma, che mantiene la promessa di approfondire i temi trattati (non bastano “Cinque minuti”), e Vignarca: non per KO (non è nello stile suo e di Rete italiana Pace e Disarmo), ma largamente ai punti, sì. Chi volesse verificarlo di persona, non ha che da guardarsi la puntata.