Paroloti e borari, a Bresimo prima del turismo

Il toponimo viene citato nel 1220 come Bresem e si deve confrontare con Barnés, nome del torrente che vi scorre accanto e che a sua volta deriva da un baréseno derivante da un prelatino barra che significa scoscendimento, precipizio.

Il maestoso anfiteatro è in posizione geografica invidiabile tra l’Anaunia, il meranese e la Val Venosta. Dal 1272 gli Altavarda della linea dei Livo abitavano il castello di Altaguardia, prima castelliere e poi forte difensivo romano. Nel 1383, dopo sanguinose battaglie, divenne dei conti Thun. L’economia da sempre è quella silvo-pastorale e in passato ha conosciuto grandi migrazioni di artigiani “specializzati”, soprattutto paroloti e borari. Oggi è meta di turisti ed escursionisti. Sede parrocchiale e comunale è Bevia, paese ricostruito a seguito del disastroso incendio del 1954. La chiesa è dedicata a S. Bernardo (1550).

Lo stemma del Comune di Bresimo adottato il 15 luglio 1987 sotto campo rosso in punta reca un campo nero con una muraglia in argento a merli ghibellini. I due campi sono separati da una fascia a “V” rovescia in oro. Ornamenti esteriori con fronde legate da un nodo argento e rosso con nastri.

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