Venticinque anni di canti d’Altreterre

Sono circa 60 oggi gli elementi che compongono il Coro Altreterre, che in occasione del quarto di secolo ripercorre la sua storia anche sui suoi profili social Facebook e Instagram, attraverso interviste e fotografie d’archivio

Sono durati pochissimo gli ingressi (liberi su prenotazione) per il concerto che, sabato 12 aprile al Centro Mariapoli di Cadine, celebrerà i 25 anni del Coro Altreterre. Un ‘tutto esaurito’ che testimonia l’importanza del percorso compiuto fino a qui dal coro, oggi composto da una sessantina di elementi, che in un quarto di secolo è cresciuto fino a contare più di un centinaio di concerti.

Ma tutto è nato per caso, ci racconta Elena Rizzi, fino allo scorso anno maestra del coro, di cui ha contribuito alla fondazione. “Nel 2000 ero appena tornata da un’esperienza in Tanzania, e in occasione di una Messa missionaria a Vigo Meano per ricordare due frati cappuccini morti in Mozambico, una ragazza del coro mi ha chiesto di insegnare dei canti africani. Canti in una lingua incomprensibile, con le percussioni e sonorità inusuali, che hanno fatto da collante per un gruppo che è cresciuto nel tempo, è lievitato letteralmente e si è trasformato in un vero e proprio coro nel giro di pochi mesi”, ricorda Rizzi. Un repertorio atipico rispetto alla coralità che siamo abituati a conoscere in Trentino, che oggi comprende musiche di tutto il mondo e delle culture più disparate. Dopo l’Africa, si sono aggiunti canti provenienti dall’Europa dell’est, ritmi dal Sudamerica, sonorità tradizionali del mondo celtico, dell’area klezmer o del Mediterraneo. “C’è un mondo intero che canta una produzione sterminata, la musica corale è da sempre un importante veicolo culturale per l’umanità. Perché quindi fermarsi solo a un genere o a un’area geografica?”, il ragionamento fatto ai tempi da Elena Rizzi, che inizialmente trovò qualche resistenza tra alcuni coristi legati al repertorio africano: “Qualcuno era scettico nel cantare canzoni russe, serie e solenni, ma i dubbi durarono il tempo di una prova, perché dopo, l’apertura al mondo è stata davvero totale. Non più solo Africa, ma Altreterre in generale”. Una vocazione ad oltrepassare ogni frontiera che 25 anni fa fece del Coro Altreterre quasi una mosca bianca, tanto da renderlo una categoria a sé, racconta Rizzi, con un divertente aneddoto: “Ricordo quando ad un’assemblea della Federazione dei cori del Trentino si stavano presentando alcune realtà nuove, e i responsabili della Federazione chiedevano: ‘ma voi cosa cantate? Siete polifonici, popolari o…altreterre?’. Questa cosa mi ha riempita di orgoglio. Oggi, invece, sono sempre di più i cori che introducono nel loro repertorio canzoni da altre parti del mondo”.

Oggi la maestra Rizzi ha lasciato il ruolo al maestro Daniel Scarpa (“giovane, motivato, può curare con maggior energia e potenza di me la quotidianità del coro”), ma ha deciso di occuparsi di alcuni progetti, come “Minoranze”, che vedrà la luce nei prossimi mesi, per dare voce alle realtà che non ne hanno, come minoranze linguistiche, religiose, di genere, sociali e culturali. I 25 anni per il Coro Altreterre non sono certo un traguardo. “Anzi, il difficile è fermarci – conclude Rizzi -. Del coro mi piace tanto questo sue essere vettore di culture. La sua capacità di raccontare gli aspetti antropologici, religiosi o tradizionali del Paese da cui proviene, approfittandone per fare anche un po’ di storia dei popoli”. Una missione non semplice, in questi tempi di divisioni, muri e frontiere chiuse, che solo la magia della musica può riuscire ad abbattere.

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