Si è imposto al 77° Festival di Cannes (2024), convincendo la giuria presieduta da Greta Gerwig, che gli ha conferito la Palma d’oro. E agli Oscar 2025 si è aggiudicato 5 statuette. È “Anora” scritto e diretto dal regista statunitense Sean Baker, passato in cartellone alla 19a Festa del Cinema di Roma prima dell’uscita in sala con Universal nel novembre 2024. Il film offre uno sguardo sulla società odierna giocata negli eccessi, vite al limite tra locali notturni, voyeurismo sessuale e droga a fiumi, dove il denaro compra tutto e tutti. Uno sguardo disincantato che evita note tragiche a favore di sconfinamenti nella commedia irriverente e nel grottesco. Protagonista Mikey Madison, con Mark Eydelshteyn, Yura Borisov, Karen Karagulian e Vache Tovmasyan.
La storia. Brooklyn, oggi. Anora detta Ani è una spogliarellista nel locale HeadQuarter. Una notte, tra i suoi clienti, si presenta il giovane rampollo russo Vanja, che le chiede di rivederla anche fuori dal locale. All’inizio è uno scambio di sesso
a pagamento, ma subito dopo i due si affezionano e si sposano a Las Vegas. Una favola che si incrina rapidamente quando gli scagnozzi del padre cercano di forzarli all’annullamento del matrimonio. Ventiquattro ore di follia e inseguimenti che cambieranno la vita di Anora… “ Avevo chiaro – spiega il regista – quale forma visiva e quasi tattile Anora avrebbe dovuto restituirci. Ho guardato agli anni Settanta: al New Hollywood, al cinema italiano, allo spagnolo e al giapponese in stile e sensibilità. Per una storia del genere volevo un’estetica pulita e misurata, deliberata ed elegante”. Sean Baker si è fatto conoscere con film di matrice indipendente, con tematiche sfidanti raccontate in maniera ironica e al contempo esplicita: tra i suoi titoli “Un sogno chiamato Florida” e “Red Rocket”. Con “Anora” Baker fa il salto verso il grande pubblico, forte della vittoria a Cannes. Riprende la formula narrativa collaudatade “Latraviata” e di “PrettyWoman” (1990), in chiave rivista e corretta: via il romanticismo e il pathos mélo, spazio a una girandola di sesso, droga ed equivoci, dove la ventitreenne spogliarellista prima sogna il riscatto sociale e poi si perde nell’amarezza di un mondo misero e spregiudicato governato dai quattrini. Un film dai dialoghi spesso esilaranti, che però guardato attentamente evidenzia un orizzonte umano misero e infelice, dove non c’è spazio per sentimenti e rispetto, figuriamoci per l’amore. Anora ci viene raccontata come una “eroina” contemporanea, che passa dal vendere il proprio corpo all’essere la vittima del cinismo di una facoltosa famiglia russa. Lei si batte per il suo sogno d’amore, o presunto tale, ma la spregiudicatezza del denaro la mette al tappeto.
“Anora” è un film governato da Baker in maniera interessante, su un copione che alleggerisce le atmosfere torbide con dialoghi e scene brillanti; soluzioni di certo acute, marcate però anche da una certa furbizia. Un film che ha carattere, ma non poco problematico per temi e linguaggio esplicito, visivo e verbale. Film complesso, problematico.
(Acec)