Ancora sul convento destinabile agli anziani

Lo spunto
Trovo molto interessante l’argomento scelto da Franco de Battaglia per il ritorno di “Sentieri” su Vita Trentina: il futuro della sede-convento dei Cappuccini alla Cervara. Proposta illuminata la sua, coraggiosa, “uno studentato per anziani”, proposta che ovviamente esigerebbe “illuminatezza”, coraggio e generosità soprattutto nella Proprietà.
Nel mondo ci sono parecchi esempi di soluzioni analoghe, che si pongono in una fascia diversa da quelle pur già esistenti a sostegno degli anziani soli e più o meno autonomi.
In particolare, in un viaggio in Islanda pochi anni fa, accompagnati dalla nostra guida/autista Dan (ex militare, medico e pastore della Chiesa Apostolica in Islanda), abbiamo potuto conoscere e visitare una bellissima realtà di questo genere: “Solheimar Health House”. Si tratta di un minuscolo eco-villaggio di micro abitazioni, diffuse ma raccolte nella campagna a nord di Reykjavik, dove anziani soli, più o meno autonomi (in salute molti, ma alcuni anche malati terminali) potevano godere con serenità una loro privacy e nello stesso tempo potevano disporre di aiuto, assistenza infermieristica e medica, di spazi comuni per il cibo, la socializzazione, il gioco e, volendo, di lavoro in magnifiche serre che producevano ortaggi (riscaldate da energia geotermica). Il finanziamento della struttura era dato da una contribuzione degli anziani interessati, da una quota parte di volontariato e soprattutto da donazioni pubbliche e private. Insomma un’esperienza bella e significativa. Una testimonianza su cui riflettere anche in Trentino.
Marco Corradini

Le sfide poste dal futuro del convento della Cervara a tutto l’impianto urbanistico, ma anche sociale ed esistenziale di Trento, sono essenzialmente due. La prima riguarda la proprietà del grande complesso dei Cappuccini con edifici, biblioteca, orto … la seconda la sua gestione. Occorre impedire che questo patrimonio venga disperso e alienato, oggetto di speculazioni.

Proprio per questo non può essere scippato alla comunità che l’ha costruito nel tempo con fatica ed impegno. Quanto alla gestione questa dovrà riferirsi a tre condizioni, che sono poi quelle ricordate nello “spunto” di Marco Corradini per l’esperienza in Islanda: partecipazione e contribuzione personale, volontariato, presenza pubblica, necessaria ma alternativa alle pervasive “provincializzazioni” che dagli asili agli istituti scolastici stanno seguendo percorsi politicizzati e spesso impigliati da eccessivi lacci burocratici.

Si tratta piuttosto di scrivere un capitolo nuovo sulle proprietà e sulle appartenenze immobiliari, con partecipazioni anche private; ma non “affaristiche”; piccole proprietà magari da unire in cooperative, che possano presentarsi come alternative sia agli appartamenti (che per un anziano solo presentano, in assenza di presenze familiari ormai sempre più rare, costi insostenibili) sia a scelte che riconducono a varianti comunque assistenziali delle case di riposo.

Intendiamoci, queste sono preziose e necessarie, per lo più nel Trentino ottimamente gestite, ma non sufficienti, nelle opzioni che offrono. Ad affrontare i problemi di un’età anziana che si sta dilatando e che riguarda non solo chi ha bisogno di assistenza ma chi, pur autonomo e titolare di alcuni introiti, è costretto a vivere da solo e accusa i contraccolpi, sempre più diffusi, della depressione e dell’affaticamento: “il male di vivere”, dal celebre verso di Eugenio Montale.

Molte strade potrebbero essere esplorate da parte di chi volesse garantirsi (prenotarsi?) un soggiorno di “privacy” e di comunità allo stesso tempo, come accade appunto in alcune residenze studentesche che vedono, assieme ad una mensa comune alcuni punti di cottura autonomi, collegati a un certo numero di camere che diventano così “enclave” di soggiorno con possibilità di lavorare in spazi personali. Era un po’ quanto si verificava nella Casa del Clero quando si trovava nella sede all’inizio di via della Saluga, a sinistra, appena sopra piazza Venezia.

La residenzialità al convento, peraltro, potrebbe essere arricchita, sostenuta e partecipata anche dal volontariato alla mensa per gli svantaggiati, dai lavori nell’orto (fondamentali), da iniziative diverse. I conventi sono realtà da sostenere, ma anche da programmare, Nei secoli passati, si ritiravano in convento per i loro ultimi anni anche principi e re (Carlo V su tutti) e a Roma vescovi e cardinali. Certo la gestione andrebbe adattata alle particolarità del Trentino, andrebbe per molti versi forse anche “inventata”. Non possiamo disporre di casette singole unifamiliari con una energia geotermica a buon mercato come in Islanda, ma non possiamo neppure ignorare quella esperienza che il lettore ci ha gentilmente segnalato.

Il problema della residenzialità degli anziani sta diventando centrale. Occorre affrontarlo prima che diventi emergenza.

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Buongiorno, sono Alda Silvestrin e vorrei ritornare sulla gestione del Convento dei Cappuccini alla Cervara. Insieme agli anziani, si potrebbe pensare anche agli studenti. Un mix perfetto per esperienza da parte degli anziani e di nuove conoscenze da parte degli studenti. Un arricchimento reciproco. Poi aggiungerei, se assieme alla camera singola, ci fosse una piccola cucina, magari nascosta dentro un armadio come ho visto in altre strutture. Alla sera se si ha bisogno di una bevanda calda, si piò fare senza andare nella cucina comune. A volte si è stanchi e non si ha voglia di stare insieme agli altri.… Leggi il resto »

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