Fusione di 11 parrocchie in Val di Fiemme. L’arcivescovo spiega perché

I campi della Val di Fiemme foto © Giovanni Zotta

“La parrocchia non si riduce a un codice fiscale ma è soprattutto una comunità di credenti”. L’arcivescovo Lauro Tisi, con la sua solita franchezza, è andato alla radice del processo di fusione tra parrocchie che sta interessando parte della Valle di Fiemme. Nel corso dell’estate undici parrocchie di Fiemme (Cavalese, Daiano, Carano, Capriana, Casatta, Montalbiano, Castello, Molina di Fiemme, Masi, Valfloriana e Varena) formeranno un’unica parrocchia che avrà sede nel convento dei frati francescani di Cavalese.

Un processo inevitabile visto l’invecchiamento del clero e la carenza di nuove vocazioni. Il passaggio alla nuova realtà è stato preparato da un cammino scandito da tre incontri con uno sguardo al passato, al presente e al futuro. Nella serata di martedì 28 marzo, don Lauro Tisi ha invitato i presenti a non vivere il cambiamento come una “Caporetto”, di non descrivere il futuro “con i colori della catastrofe” ma di guardare il mutamento dell’assetto parrocchiale “come i discepoli di Emmaus, certamente afflitti per la morte del Cristo, ma con la certezza del passaggio del viandante pasquale”. Con tono crescente l’Arcivescovo ha invitato i presenti ad animare le comunità attorno al Vangelo. “I cristiani – ha detto – non sono i gestori di un apparato religioso ma uomini e donne che si stimano, si aiutano, si lavano i piedi gli uni gli altri mettendo al centro il Cristo pasquale risorto”.

Proseguendo don Lauro Tisi ha sottolineato come il processo di fusione offrirà delle opportunità favorendo una visione sistemica e non vincolata all’ombra del campanile. Ha assicurato che anche le piccole comunità non saranno fagocitate dalle più grandi. Per sottolineare il concetto ha portato l’esempio della piccola Capriana che, con Maria Domenica Lazzeri, più conosciuta come “Meneghina”, dichiarata recentemente “venerabile” da papa Francesco, avrà un ruolo importante nel contesto della bassa Val di Fiemme. Il parroco don Albino Dell’Eva nel suo prologo ha ricordato che l’organizzazione parrocchiale è di recente costituzione rispetto alla storica divisione della comunità cristiana in pievi.

Molto partecipato l’incontro mentre gli interventi dalla platea sono stati sporadici incentrati sull’importanza di fare comunità e della difficoltà di coinvolgere i giovani, la linfa del domani.

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