“Indirizzo incompleto” e la lettera torna indietro

Lo spunto:

Scrivo a “Sentieri” per segnalare una mia piccola disavventura che ritengo però possa interessare anche un più vasto numero di cittadini e lettori. Si tratta del servizio postale a Trento (ma credo non solo nella nostra città) e del destino di una lettera da me spedita quasi un mese fa e rimandatami a casa perché non consegnata, dopo oltre venti giorni di peregrinazioni, con la dicitura “Indirizzo incompleto”. Ora la lettera, con ben chiaro il nome del destinatario e la via alla quale era diretta, meritava, a mio avviso, ben altro destino.

Era stata imbucata alle Poste centrali (fin tanto che ci sono ancora) ed indirizzata in viale Trieste, lungo il Fersina, certo non in capo al mondo. È vero, mancava sulla busta il numero civico. Ma avevo indicato con chiarezza l’edifico al quale era destinata, il “Condominio Magnolia”. Non ci sono molti condomini in viale Trieste e il Magnolia, elegante e con molti appartamenti, quindi verosimilmente con molta posta che vi viene recapitata, si distingue subito in fondo alla strada, accanto al frequentato Caffè Dorian Gray e al ponte di ferro su cui centinaia di studenti passano ogni giorno per raggiungere il Liceo Galilei. Possibile che nessuno sapesse indicarlo a chi recapitava la lettera?
Lettera firmata (Trento)

 

Caro lettore, forse l’episodio non meriterebbe neppure di essere segnalato se non fosse il sintomo di un percepibile disservizio. Che il settore più zoppicante delle Poste Italiane sia proprio quello “postale” non è un mistero. Le Poste sembrano avere molto successo con gli sportelli bancari, il risparmio, altre cose del genere, ma nella consegna di lettere, pacchi e giornali lasciano molto a desiderare.

Che differenza non solo con la Germania, dove con tutte le innovazioni informatiche possibili, ci si è ben guardati dallo smantellare le Bundes Post, ma con il vicino Alto Adige. Perché, con tutte le mail possibili, non è vero che lettere e giornali abbiano perso il loro ruolo, anzi per molti versi sono diventate più preziose, e così le cartoline, veicolo di messaggi cordiali di amicizia e contiguità di interessi fra il mittente e il destinatario (con l’arte, i viaggi …) mentre i rapidi messaggi di una mail, utilissimi, ma destinati a disperdersi subito e aperti ad ogni intrusione piratesca, non possono certo sostituire l’intensità di una lettera. Per questo la Provincia di Bolzano incentiva, con un suo congruo contributo proprio alle Poste nazionali, il recapito quotidiano dei giornali in abbonamento, posto che riceverli un giorno sì e uno no senza sabato e domenica, o ad ore impossibili come accade nel Trentino, non ha senso.

L’Alto Adige “ci tiene” ad un servizio postale pubblico efficiente, tanto che proprio le scorse settimane la Provincia Autonoma di Bolzano si è fatta promotrice a Resia di un incontro con i vertici delle Poste (ministri compresi) per mantenere o estendere anche alle piccole comunità di montagna la presenza di uffici postali con i loro servizi. Si spiega anche così il “successo” del quotidiano “Dolomiten” che vende in abbonamento il 90 per cento delle copie diffuse.

Anche il Trentino prevedeva una integrazione provinciale alle Poste, ma l’ultima giunta ha abolito questo servizio ai lettori e ai cittadini. Ora occorre ricorrere a cooperative o privatizzazioni, Amazon ha di fatto il monopolio dei recapiti (e i risultati si vedono poi nella progressiva desertificazione dei centri storici). Ma per tornare al disservizio mi sia consentito ricordare che anche a me è capitata una cosa simile e ringrazio le Poste di aver almeno rispedito la lettera al mittente (il nome era stato segnato sul retro della busta) e di aver impedito che la missiva andasse smarrita, eventualità che pure a volte si verifica. Che dire? Esistono nella vita disagi ben più pesanti, certo, ma questo disservizio meriterebbe di essere affrontato e risolto.

Il caso segnalato, infatti, rivela che chi aveva il compito di consegnare la lettera non solo non conosceva la città, ma non ha avuto nemmeno l’attenzione o la curiosità di chiedere al vicino bar dove fosse il condominio. Non c’è forse da stupirsene, data la precarietà di molti contratti di lavoro. Ma c’è da rimpiangere la vecchia figura del “postino”, non solo una presenza amica nelle strade, ma un loro presidio (anche di sicurezza e controllo da vandalismi) con la sua conoscenza dettagliata, ma “soft”, senza troppi vigilantes o telecamere, dei residenti, di chi andava, tornava o scompariva.

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