Violenza sulle donne, emerge solo la punta dell’iceberg…

Le strutture a sostegno delle donne ci sono, ma in tempi di crisi calano i fondi, sia a livello provinciale sia nazionale

La violenza sulle donne che emerge a seguito di denunce è solo la punta dell'iceberg. Il fenomeno è in crescita. Le leggi italiane lo affrontano più dal punto di vista dell'emergenza che della prevenzione. Qualcosa tuttavia sta cambiando dopo la ratifica lo scorso 14 agosto della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Ora il decreto-legge n. 93/2013 è in discussione in Parlamento.

A fare il punto della situazione sabato 5 ottobre la Cooperativa “Punto di Approdo” Onlus, che ha organizzato a Rovereto un incontro pubblico dal titolo “Violenza sulle donne – Dalla legge provinciale n. 6/2010 alla Convenzione di Istanbul”. Nel corso del 2011, le denunce raccolte dalle forze dell'ordine in Provincia di Trento sono state 506, che corrisponde “al 7, massimo 10% delle violenze reali, mentre il 93% non viene denunciato”, spiega Giuseppe Piamarta, direttore del “Punto di Approdo”. Di questa minima percentuale solo la metà viene segnalata alle strutture di accoglienza, come Casa della Giovane, Casa Padre Angelo, Famiglia Materna, Punto d'Approdo, Alfid, oppure al Centro antiviolenza.

Nel 2011 nel nostro Paese sono state uccise 97 donne, salite a 124 nel 2012, “un trend che si conferma anche nel 2013”, aggiunge Piamarta. Le strutture ci sono, ma in tempi di crisi mancano i fondi, in calo sia a livello provinciale sia nazionale.

La Convenzione di Istanbul è stata ratificata da Albania, Montenegro, Portogallo, Turchia e ora Italia, perché diventi vincolante deve essere approvata da dieci stati, di cui otto membri del Consiglio d'Europa. Tra i suoi punti di forza ci sono prevenzione e formazione, protezione della donna, riconoscimenti di diritti e punizione dei comportamenti violenti.

Da questo punto di vista diversi Paesi europei, come Austria, Inghilterra e Spagna, sono migliori dell'Italia. “Da noi burocrazia e lentezza dei tribunali vanificano il coraggio delle donne che denunciano, si veda i casi di femminicidio in cui le vittime si erano già rivolte ai tribunali”, afferma Anna Michelini, direttrice della Fondazione Famiglia Materna. In Trentino, grazie alla legge provinciale n. 6 del 2010, si stanno attuando interventi per la prevenzione delle violenze di genere e per la tutela delle donne che ne sono vittime.

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