La responsabilità etica della ricerca scientifica

Il bilancio positivo dei progetti promossi negli ultimi dieci anni. Le prospettive future con il nuovo laboratorio sulla biodiversità molecolare, un documentario e un viaggio

Ricerca, educazione ambientale, nuove iniziative, sinergie, autofinanziamento. Sono i petali di un fiore cresciuto rigoglioso nei dieci anni che hanno visto il Trentino artefice di attività di ricerca e di cooperazione allo sviluppo in Africa grazie ai progetti portati avanti dal Museo delle Scienze del capoluogo, in collaborazione con l'Assessorato alla Solidarietà internazionale e Convivenza provinciale, l'ateneo trentino ed enti di ricerca locali. Un fiore che trova nella presenza della serra tropicale all'interno del nuovo Muse il segno concreto dell'alleanza tra gli abitanti delle zone montane del mondo, già in atto in Tanzania con il Centro di monitoraggio ecologico dei Monti Udzungwa realizzato nel 2006, vera e propria sede territoriale della sezione di Biodiversità Tropicale del museo e fulcro delle attività svolte in Africa orientale dai ricercatori trentini.

"Di solito l'attività di cooperazione in territori in via di sviluppo è considerata prerogativa di altre categorie professionali – medici, insegnanti, operatori umanitari – ma il lavoro svolto in Africa testimonia che anche i musei possono assumere una responsabilità etica nei confronti del pianeta, contribuendo alla realizzazione di progetti di solidarietà", ha sottolineato il direttore Michele Lanzinger nell'incontro svoltosi mercoledì 16 ottobre al museo.

Il decennale della presenza trentina in terra africana con progetti a lungo termine – accanto a quelli temporanei attivati a partire dal 1998 – ha offerto l'occasione per tracciare il bilancio delle attività svolte e per presentare le numerose iniziative messe in cantiere dal Muse, illustrate dal responsabile della Sezione di Biodiversità Tropicale Francesco Rovero e dal ricercatore Michele Menegon.

“La serra, 600 mq di foresta pluviale montana africana, permette al visitatore di comprendere l’unicità della biodiversità tropicale mentre il Centro ecologico, annesso al Parco Nazionale dei Monti Udzungwa, rappresenta un ponte tra il parco e la comunità, svolgendo non solo attività di monitoraggio e ricerca ma anche di educazione ambientale e conservazione”, ha spiegato Rovero. Tra gli obiettivi della struttura, che opera grazie a uno staff locale e permanente di oltre 20 persone, vi è, infatti, quello di attuare un miglioramento nelle modalità di accesso e uso delle risorse naturali, armonizzando la protezione del parco con lo sviluppo socio-economico delle comunità locali.

La ricerca scientifica ha prodotto negli anni più di 80 pubblicazioni e ha permesso la scoperta di 27 nuove specie animali oltre a quella del toporagno-elefante gigante avvenuta nel 2008, ma per gli studiosi trentini la sfida più impegnativa consiste proprio nel tutelare queste zone con il contributo degli abitanti. In tal senso si comprende il valore dell'attività di sensibilizzazione svolta dal Muse insieme all'Associazione Mazingira (www.mazingira.net) con il coinvolgimento nel programma di cooperazione ambientale di 14 villaggi e 18 scuole.

Michele Menegon ha poi presentato un nuovo progetto, primo nel suo genere in Africa orientale. Si tratta di “Biodiversity Molecular Lab”, un laboratorio dedicato allo studio della biodiversità molecolare gestito dal Museo delle Scienze di Trento in collaborazione con lo Swiss Tropical Institute e con l’Istituto di Biogeografia dell’Università di Basilea. Il progetto sarà finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e rappresenta un’ulteriore opportunità per lo sviluppo della ricerca locale e globale, come ha sottolineato il presidente Mariano Marroni.

Altre novità riguarda la spedizione che si svolgerà tra novembre e gennaio 2014 in Mozambico, in una zona mai approfondita dal punto di vista biologico, progetto denominato "Sky Islands". L'attività di esplorazione dei ricercatori sarà documentata in un film e per realizzarlo il Muse ha aperto un'operazione di "crowdfounding" (campagna di raccolta fondi online) rivolta a tutti coloro che desiderano partecipare all'iniziativa, anche con un importo simbolico (su www.muse.it è visibile il trailer).

L’anno prossimo verrà realizzato un Centro Visitatori del Parco Nazionale e alla vigilia di Natale partirà il primo eco-tour alla scoperta delle foreste dei Monti Udzungwa e delle attività del Muse, viaggio che verrà riproposto nel mese di agosto 2014.

Molti dunque i motivi di soddisfazione per il direttore Lanzinger e i partner del Muse, non ultimo il fatto che le entrate complessive generate dai progetti avviati consentono la copertura delle spese, evidenziando la capacità di autofinanziamento del Muse in una percentuale pari a circa il 75%, aspetto di rilievo in tempi di ristrettezze economiche.

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