“Il mio ascolto del mondo”

Studenti e docenti degli istituti dell'Alta Vallagarina la salutano semplicemente come “la preside Mariapia”, tanti lettori e critici letterari la leggono come una delle scrittrici più ricercate della prosa contemporanea. Laureata in teologia e filosofia, collaboratrice delle riviste dei dehoniani, la vicentina Mariapia Veladiano con il suo romanzo d'esordio a 50 anni “La vita accanto” ha moltiplicato premi, copie e traduzioni in varie lingue. Richiestissima per conferenze e incontri, non viene meno al suo compito di dirigente del sistema scolastico trentino che ha elogiato in alcuni editoriali su “Repubblica”. L'abbiamo incontrato a Bolzano in un colloquio sul suo secondo romanzo (“Il tempo è un dio breve”, Einaudi) nella serata inaugurale del percorso “Le vie del sacro” che il teatro Cristallo, presieduto da Pio Fontana, ha messo in calendario fino alla prossima primavera. Riprendiamo parte del dialogo con i lettori altoatesini, riconoscenti per l'ambientazione del racconto in val Pusteria.

Perchè, e per chi, si scrive, professoressa Veladiano?

Per me la scrittura è stata una compagnia di tutta la vita. Fin da molto piccola, leggevo tanto nel tempo libero e sentivo il bisogno di rispondere per iscritto all'ascolto della vita di cui parla Rebecca, la protagonista de “La vita accanto”. Stare nella scuola poi è un privilegio per chi vuole ascoltare il mondo e dargli voce.

Prima non avevo mai provato l'ansia di dover pubblicare, a quasi 50 anni forse ho sentito il bisogno di fermare il tempo, perchè in un libro resta lì fermo un pezzo di noi. L'inatteso e immediato ritorno da parte dei lettori tramite tante lettere e mail è stata un'avventura piacevole che però non mi ha travolto. Forse perché sono un'”esordiente attempata”, come mi hanno detto.

Come mai ha impiegato quasi 12 anni per dare alle stampe “Il tempo è un dio breve”.

Ho coltivato e lasciato a lungo riposare il testo – intanto ho scritto l'altro libro – perchè richiedeva il tempo di una vita, un pezzo di vita che doveva essere ancora vissuto. Lo prova il fatto che alcuni personaggi appaiono trasformati nell'ultima stesura, perché la vita mi aveva insegnato cose nuove. E poi questo romanzo, affrontando il tema massiccio del male nel mondo, correva il rischio che ogni pagina diventasse un trattatello di teologia, una “pizza”. Ho voluto scriverlo e riscriverlo per trovare altre parole, una lingua giusta, quasi un suono di leggerezza interiore.

“Se il corpo di un bambino non è perfetto, allora la creazione è un tarocco” s’interroga la protagonista Ildegarda davanti al dolore innocente. Quanto c’è di Mariapia in lei?

Ho letto a lungo tutto quanto c'era su questo tema, ma nella storia non ci sono riferimenti specifici alla mia vita. Parlerei piuttosto di un'autobiografia dei sentimenti. Uno dei protagonisti del romanzo è la paura. Essa è potente nella vita delle persone, spesso viene prima che un evento accada. All'evento si fa fronte con energia nel concreto, la paura invece è terribile, talvolta ti priva della vita prima ancora che sia capitato qualcosa.

Questo è dunque un romanzo (“Un grande romanzo religioso”, ha scritto il Corsera, n.d.r.) su come si può provare a uscire dalla paura, non trovando forza solo in se stessi, ma nell'alleanza con altri. Allora la paura fa meno paura.

Un amore può salvare un amore, è la domanda-risposta che attraversa il romanzo.

Non lo vediamo sempre questo risultato dell'amore. Però sul versante della fede, esso è assicurato perché è affidato a Dio; per chi crede l'amore è un buon investimento, è nelle mani di Dio. Sul versante di chi non crede, anche se non vediamo il risultato salvifico, non abbiamo molti altri mezzi per rendere più vivibile la nostra vita…

Lei ha scritto su Repubblica un pezzo su “Le donne del Papa”: cosa si aspetta da Francesco?

Il Papa si è molto esposto: già per il nome che si è scelto, a indicare una strada tracciata. E' difficile infatti immaginare Francesco senza Chiara, cioè senza la componente femminile della sua avventura di fede. Non so con quali modalità, ma credo che Papa Francesco consideri molto questo ruolo delle donne.

Una delle strade, che si sta esplorando, può essere quella del cardinalato alle donne, per la quale basterebbe cambiare poche righe del codice di diritto canonico.

Papa Francesco ha dimostrato pure un atteggiamento di ascolto e di rispetto delle altre persone…

Mi ha colpito molto uno dei suoi gesti, nella sua prima udienza ai giornalisti: sapendo che fra loro c'erano molti non credenti il Papa ha voluto dare loro una benedizione nel silenzio: li ha visti, li ha riconosciuti e ha cambiato il cerimoniale per rispetto del fatto che si può credere e non credere. Credere è sempre un'avventura personale, una storia .

Perché il titolo “Il tempo è un dio breve”?

Lo spiego: intanto dio è scritto minuscolo non per mancanza di rispetto. Il tempo è la nostra dimensione della vita, è tutto ciò che abbiamo qui. Ed è breve sempre: anche quando si vive tanti anni, è breve. Perché la vita – come l'amore – nasce con la pretesa di esserci, di restare per sempre. Ognuno mette al mondo un bambino, pensando alla vita, non alla morte. Per questo essa è sempre preziosa, va vissuta e non dissipata.

“Ma come tu resisti vita?” è anche il titolo del libro che, sempre per Einaudi, raccoglie novanta testi apparsi come “mattutini” nella prima pagina di Avvenire.

E' un libro sui sentimenti e sulle azioni dell'uomo. Il titolo è preso da una poesia di san Giovanni della Croce che pure esprime il desiderio della vita di resistere, di esserci, anche dentro la complessità.

Che ruolo ha la dimensione comunitaria in questa continua ricerca di senso?

Siamo tutti padri e madri, tutti responsabili di tutto, in maniera più o meno consapevole, anche quando scappiamo. Ci si salva insieme.

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