“Quelle sull’omofobia sono leggi inutili”

Gianfranco Amato: “I numeri dicono che in Italia non esiste discriminazione. Il rischio? L'eterofobia”

Avv. Amato, anzitutto chi sono i giuristi per la vita?

“Siamo avvocati, magistrati, docenti di diritto che si occupano di difendere il diritto alla vita nella sua accezione più ampia”.

La discriminazione sessuale merita secondo voi di essere normata oppure no?

“Usciamo dall’ideologia. Parliamo ad esempio di discriminazioni sul lavoro: esiste un documento dell'Ufficio nazionale anti-discriminazione che dimostra che non esiste un solo caso segnalato di discriminazione sul lavoro pubblico o privato per ragioni di orientamento sessuale. Nessun giudice si è mai occupato di un licenziamento per questi motivi”.

Ma la discriminazione si può manifestare non solo con il licenziamento, non crede?

“D'accordo, ma parlano i numeri. Uno studio redatto da uno dei più accreditati istituti demoscopici statunitensi ha dimostrato che per il 74% degli italiani l'omosessualità non rappresenta un problema e siamo solo un gradino sotto la Gran Bretagna e la laicissima Francia. Poi ci sono i dati del Governo: dal 2010 al 2013 segnalati 83 casi, dal suicidio asserito per omofobia all'insulto. Vuol dire 28 all'anno, uno ogni due milioni di abitanti. Quindi numeri assolutamente irrisori. Che non meritano alcuna legge. Questo è il punto”.

Quali sono le tutele esistenti in Italia?

“La legge è inutile perché tutti i cittadini godono già di tutti gli strumenti del codice civile e penale per tutelare i propri diritti. Poi c'è l'articolo 3 della Costituzione. Invece, noi stiamo introducendo nell'ordinamento italiano un reato senza definirne i presupposti. E questo è molto pericoloso, tipico dei regimi totalitari”.

Quindi si innesca secondo voi, paradossalmente, il pericolo di una eterofobia?

“Certo, basta vedere il boicottaggio dopo le dichiarazioni del patron Barilla a favore della famiglia tradizionale rifiutando la pubblicità con coppie gay. Il vero discriminato alla fine è risultato lui”.

Sulla proposta di legge trentina popolare cosa pensa?

“La proposta trentina addirittura introdurrebbe il concetto di identità di genere, scartato dalla proposta nazionale di Scalfarotto. Cioè: non si è più uomini e donne secondo il dato di natura ma secondo la percezione soggettiva che uno ha. Dal punto di vista antropologico è un passaggio pericolosissimo. L'idea che gli omosessuali oggi siano come i neri dell'Alabama è fuori dalla storia”.

Possibilità di dialogo per evitare il muro contro muro?

“Diventa difficile. Come si fa a dialogare sull'identità di genere? Come si fa a confrontarsi quando non si riconosce più il ruolo di una mamma e di un papà?”.

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