Agricoltura a due velocità

La definizione è del nuovo assessore provinciale Michele Dallapiccola, ma trova riscontro anche a livello mondiale e nazionale. Restano da stabilire criteri discriminanti e possibili interventi legislativi

E’ partita dall’ONU il 20 novembre dello scorso anno la proposta di dichiarare il 2014 “Anno internazionale dell’agricoltura familiare” (AIAF). Il tema non è nuovo. Movimenti di opinione ne hanno fatto oggetto di studio e promozione a livello mondiale e anche nazionale nell’ultimo quinquennio. In Italia a raccogliere la proposta delle Nazioni Unite è stato il CISA ( Comitato italiano per la sovranità alimentare) che sottende una rete di oltre 270 associazioni. E’ stato quindi dato avvio alla costituzione di un comitato italiano per l’anno internazionale dell’agricoltura familiare che si propone di animare il dibattito anche nei prossimi anni. Ciò per individuare i connotati distintivi e la dimensione dell’agricoltura familiare ed indicare termini e modi per riconoscere a questo tipo di azienda agricola un profilo sociale e politico identitario.

In Trentino si è mossa per prima Elisabetta Monti, diploma di perito agrario all’istituto di S. Michele, alcuni anni di esperienza internazionale in Africa, titolare di Mezzomonte di Folgaria. In passato ha svolto una intensa attività all’interno di due associazioni di piccole aziende di montagna denominate “Mosaico” (Associazione piccoli produttori di montagna) e “Florère” (Associazione produttori piante officinali e aromatiche del Trentino).

Il primo passo per aderire all’AIAF Elisabetta Monti lo ha mosso verso l’associazione di volontariato Trentino Arcobaleno (referenti Mario Simoni e Dario Pedrotti) che ha costituito un primo gruppo di persone e/o soggetti collettivi aperto a raccogliere adesioni e proposte. L’indirizzo di posta elettronica è: progetti@trentinoarcobaleno.it. Quello di Elisabetta Monti che ha già raccolto qualche decina di adesioni è: agricolafonte@gmail.com .

Esauriti i preamboli, affrontiamo il tema Agricoltura familiare, Agricoltura dei contadini avendo soprattutto presente la situazione socio-economica ed organizzativa dell’agricoltura trentina. Elisabetta Monti ha dichiarato più volte che il movimento dovrebbe portare innanzitutto ad un riconoscimento giuridico dell’azienda familiare in Trentino più che rivendicare contributi all’ente pubblico. I due titoli (Agricoltura familiare e Agricoltura dei contadini) che troviamo ripetutamente citati nei documenti sono stati efficacemente parafrasati da una definizione coniata dall’ assessore provinciale all’agricoltura Michele Dallapiccola. In occasione di incontri avuti soprattutto in zone del Trentino che si possono definire marginali, l’assessore ha parlato di “Agricoltura a due velocità” e di “Agricoltura su due binari”.

Parlando il 15 febbraio ad un convegno che si è svolto a Ronzone su “Sviluppo dell’agricoltura e del turismo nell’ambiente dell’Alta Val di Non”, Dallapiccola ha chiarito il significato della duplice definizione: “Da una parte stanno i grandi consorzi che si muovono sul mercato mondiale, dall’altra ci sono le piccole aziende che si affacciano sul mercato locale con produzioni di nicchia. Le due realtà vivono gomito a gomito: è una convivenza non facile. Onestamente non so come risolvere questo rebus”.

Quanti e quali sono le aziende minoritarie che possono chiedere il diritto di riconoscimento distintivo?

L’agricoltura familiare è così definita dalla FAO: “La produzione agricola e forestale, della pesca, dell’acquacoltura e della pastorizia amministrata e gestita da una famiglia e che dipende prevalentemente dal lavoro familiare non stipendiato, sia femminile che maschile. La famiglia e l’azienda agricola si legano, sviluppano e combinano insieme più funzioni. Economiche, ambientali, riproduttive, sociali e culturali”.

Per Elisabetta Monti si tratta di far passare “la figura del contadino che produce per l’autoconsumo e la vendita diretta”.

Nella relazione accompagnatoria ad un disegno di legge di iniziativa popolare presentato al Parlamento italiano il 10 ottobre 2013 si parla di accesso alla terra; semplificazione delle norme che regolano la produzione, la trasformazione e la vendita dei prodotti; la salvaguardia di sementi e razze locali; accesso ai mercati locali o filiera corta; fiscalità e oneri da alleggerire; misure di sostegno.

A livello trentino il nodo potrebbe essere sciolto in vista della stesura definitiva del Piano di sviluppo rurale 2014-2020. Entro il mese di agosto 2014 si dovrebbe definire a livello nazionale la figura di “agricoltore attivo” che l’Unione europea ha delegato ai singoli Stati.

Se dovesse prevalere la tesi della Coldiretti nazionale (solo professionali), sarebbe definitivamente chiusa per le piccole aziende di montagna, sicuramente no profit, qualsiasi possibilità di riconoscimento.

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