Alla festa del perdono

L'idea del Papa, valorizzata in diocesi: l'esempio del decanato di Povo

“Ventiquattr'ore per il Signore”: l’aveva chiamata così il Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione che l’ha promossa. Un’iniziativa che ha avuto luogo in molte diocesi e parrocchie del mondo più o meno con le stesse modalità. Ad una celebrazione penitenziale in San Pietro nel pomeriggio di venerdì 28 marzo è seguita una lunga notte in tre chiese romane rimaste aperte per la preghiera e le confessioni. “Il perdono che ci dà il Signore si deve festeggiare, come ha fatto il padre della parabola del figliol prodigo, che quando il figlio è tornato a casa ha fatto festa, dimenticandosi di tutti i suoi peccati. Una vera Festa del Perdono” aveva spiegato all’Angelus del 23 marzo papa Francesco ricordando che “Dio ci perdona sempre, non si stanca di perdonarci”. E sabato ha girato il mondo la foto di Bergoglio inginocchiato nell’atto di confessarsi.

Un nuovo impulso per ridare slancio al sacramento della Riconciliazione e all’esperienza del perdono. “Celebrare la misericordia del Signore per dare senso pieno alla conversione nel periodo quaresimale” spiegava mons. Fisichella con l'ipotesi di rendere l'iniziativa tradizionale ad ogni domenica Laetare di Quaresima.

Nella nostra diocesi, oltre alla Cattedrale di San Vigilio, l'esperienza ha coinvolto altre realtà come il decanato di Povo. Un semplice tam tam dal consiglio pastorale alle parrocchie della collina di Trento: dalle ore 17 di venerdì alle 17 di sabato, ininterrottamente, presso la chiesa di Santo Stefano a Villazzano si poteva sostare in preghiera di fronte al Santissimo e, grazie ad un turnover dei preti del decanato, accostarsi al sacramento della Riconciliazione.

Un bilancio lo traccia padre Giorgio Favero, parroco di Santo Stefano dehoniano (la proposta è partita proprio da Casa Sacro Cuore): “Veramente tanta gente (forse un target più di mezza età) con una sosta prolungata di fronte all'Eucaristia e molte confessioni tanto che, se si dovesse ripetere credo bisognerà prevedere la presenza contemporanea di 2 preti. La formula delle 24 Ore è indovinata perché lascia spazio alle esigenze di tutti. Al suo interno forse si potrebbe anche ipotizzare una proposta significativa anche per gruppi giovanili”.

 “Una cosa sorprendente – è il commento del decano, don Dario Silvello – ero presente venerdì sera dalle 21 alle 23 e ho confessato ininterrottamente. Mi è piaciuta la confluenza da tutte le parrocchie, compresi giovani e intere famiglie. Una bella risposta, segno del bisogno di spiritualità di oggi”.

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