Annunciare il Vangelo nel quotidiano

E' una necessità, quasi un dovere: ma come fare? La risposta è semplice: con l'amore

Annunciare il Vangelo è per me una necessità: così scrive San Paolo nella prima lettera ai Corinzi e lo è anche per chiunque abbia sperimentato, nella propria vita, la Parola di Gesù. La fede in Lui e nel Suo amore è talmente trasformante da portarci a narrare le meraviglie che abbiamo conosciuto. Annunciare il Vangelo nel quotidiano è una necessità, quasi un dovere: ma come fare? La risposta è semplice: con l'amore. Eppure sappiamo tutti molto bene che non è per niente banale: chi non ha mai sperimentato la difficoltà di far risplendere la forza del Vangelo nel vissuto delle persone; chi non ha faticato a trovare l'armonia tra fede e vita?

Il cristiano sa che l’amore è il motivo per cui Dio entra in rapporto con l’uomo. Ed è ancora l’amore che Egli si attende come risposta dall’uomo. L’amore è perciò la forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani tra loro (Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata della pace 2004). Occorre che il cristiano sappia mostrare, con la sua vita, come l’amore sia l’unica forza che può guidare alla perfezione personale e sociale e muovere la storia verso il bene (Compendio della dottrina sociale della Chiesa).

Sono convinto che dobbiamo smetterla di parlare al mondo. E’ il mondo che deve parlare di noi se ci amiamo, se ci stimiamo, se ci vogliamo bene, se non ci feriamo a vicenda, se cominciamo a farci gli affari degli altri, se il carcerato, l’ammalato, l’affamato trova in noi un volto amico (Ernesto Olivero). Per questo, per essere riconosciuti dall’amore, oltre all'amore è necessaria la fede. Oggi si parla molto di amore e di carità, di volontariato, di ultimi da cui bisogna ripartire: anche chi non crede compie o può compiere azioni di generosità, di accoglienza, di attenzione all’altro, anche insieme con i credenti, ma soltanto chi crede agisce vedendo nell’altro Gesù stesso. Chi ha fede non va soltanto incontro ad un bisogno, ma va incontro al Mistero bruciante che c’è nel cuore dell’uomo: nel proprio cuore e nel cuore dell’altro, per quanto debole, malato o ributtante possa apparirci ( A.M. Sicari, Ritratto di San Giuseppe Cottolengo). In quest’ottica, l’altro viene visto non solo e non tanto per il bisogno che manifesta, ma in tutta la sua realtà di persona amata da Dio. E’ qui che sta la differenza, nel fatto che chi crede non agisce soltanto per generosità o per altruismo o per una inclinazione ideologica, ma per una certezza che illumina il cuore: che in tutto si ha a che fare con quel Cristo che è l’amore e il significato della vita (ibid).

Oltre il nostro temperamento, oltre i nostri limiti, oltre la nostra soddisfazione personale, è questo Amore che ci spinge all’annuncio e a fare il primo passo, e a ricominciare sempre.

Francesca Galeaz

Commissione diocesana Pastorale sociale, Giustizia e Pace, custodia del Creato

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