“Diamo più forza al Parlamento europeo”

Il Parlamento europeo ha operato bene, ma ha perso peso rispetto al Consiglio d'Europa”

E' venuto dal Centro Studi “Jean Monnet” di Trento, fucina di riflessione europeista, il primo contributo di analisi in vista dell'ormai prossimo “voto sull'Europa” (vedi VT, numero scorso). Ma nella sala universitaria di via Inama soltanto due candidati – Dorfmann (Svp) e Pradi (Pd) – sono intervenuti a conferma che purtroppo sono gli stessi partiti politici che sembrano “snobbare” queste prossime elezioni, come ha osservato amaramente il moderatore Pierangelo Giovanetti, direttore dell’Adige.

“Merita invece guardare a quest' appuntamento con maggior attenzione: si tratta di un' occasione per rilanciare il faticoso cammino europeo”, ha suggerito il prof. Marco Brunazzo, segnalando un concorso su temi europei rivolto ai giovani universitari. E' stato il prof. Gianni Bonvicini, vicepresidente dell'Istituto Affari Internazionali, a illustrare i motivi per cui il voto del 25 maggio – destinato a mutare la composizione del Parlamento europeo – rappresenta quindi un evento cruciale anche per ridare forza ad un'istituzione che negli ultimi anni ha perso peso e autorevolezza rispetto alla leadership del Consiglio d'Europa, tanto che i cittadini non capiscono “qual è la vera realtà politica che governa l'Europa”.

Secondo l'osservatore trentino, già presidente dell'allora Istituto Trentino di Cultura, “è cambiato profondamente lo scenario rispetto alle elezioni precedenti, perché il Trattato di Lisbona ha spostato l'equilibrio istituzionale verso il Consiglio europeo: questo è andato a discapito della Commissione, costretta ad un ruolo sempre più burocratico, e soprattutto del suo Parlamento, suo controllore politico”.

Quest'assetto sbilanciato è stato poi squassato dalla crisi internazionale che ha costretto il Consiglio d'Europa ad assumere soluzioni istituzionali, come il Fiscal Compact e l'Esm, il meccanismo di stabilità, che sono al di fuori della cornice del Trattato di Lisbona: “Anche queste scelte hanno spiazzato il Parlamento europeo. Per di più si è rafforzato un altro attore esterno – la Banca Centrale europea – che si mossa in modo autonomo, ma spesso determinante”. Un terzo motivo d'indebolimento del Parlamento europe è venuto dal crescere delle forze euroscettiche (si pensi in Italia ai grillini o alla Lega di Salvini) che lamentando questa fase di “austerity senza crescita” finiscono per demolire alle fondamenta la faticosa costruzione europea.

Nel volume da lui curato col titolo “Il Parlamento europeo per la nuova Unione” (edizioni Nuova cultura e IAI), Bonvicini dimostra invece come questi cinque anni avrebbero peraltro dimostrato la capacità operativa dell'assemblea di Strasburgo: “Il Parlamento ha saputo agganciare gran parte delle novità emerse dal Trattato di Lisbona, usando bene la leva del bilancio e varando anche altre iniziative importanti”.- Ad esempio, l'indicazione da parte delle forze politiche europee del candidato presidente della Commissione già nel corso della campagna elettorale; i finanziamenti e i regolamenti per rafforzare la struttura delle federazioni europee dei partiti per dar vita ad uno spazio politico europeo più riconoscibile: la crescita dei rapporti con i Parlamenti nazionali; l'attenzione ai grandi temi sociali, come i giovani, la disoccupazione, i diritti umani, la politica internazionale. “Purtroppo dalla nostra analisi risulta che non tutte queste acquisizioni sono state comunicate e considerate negli Stati membri e purtroppo negli ultimi tempi si è accresciuta la distanza tra il Parlamento europeo e i cittadini”. L'auspicio è che il confronto elettorale serva almeno a prendere coscienza del cammino fatto, oltre che di quello che ancora rimane da compiere.

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