L’uomo delle scalette

Nel laboratorio artigiano di Carlo Trentini ai Solteri, dove nascono i pioli in miniatura

Alla “Fiera delle scale”, svoltasi a Trento domenica 11 maggio, le grandi assenti erano proprio le scale. Questi strumenti di lavoro, in legno nocciolo e frassino per la loro resistenza e relativa leggerezza, sono ancora in uso nei complessi edilizi rurali, dentro e fuori casa. Col tempo si sono rarefatti, sostituiti da altre componenti in metallo, molto più leggere, allungabili e da pedane meccaniche movimentate da trattori e trattrici. I contadini sono soliti appenderle come cimeli negli spazi sotto gronda. Da piazza Fiera, dove non era sufficiente il tratto delle mura antiche per appoggiare le scale, la secolare esposizione si è trasferita in piazza Duomo, insieme con altre bancarelle. Ma niente scale: l'unico operatore – per onore di firma e amore della tradizione – era Claudio Gennari di Valfloriana.

Non mancano invece le scale ai Solteri nella cantina di Carlo Trentini, classe 1938, pensionato che per hobby costruisce oggetti in miniatura. Non è semplice infilare attraverso il bocchino stretto di una bottiglia un oggetto di rovere o di ginepro che riproduce fedelmente una scala. E' l'arte del fare che premia la singolare attività che non dà alcun reddito – racconta Carlo, conosciuto nel quartiere come “l'om de le scalete”. Ne possiede centinaia appese al soffitto: in bella mostra in poche bottiglie di alcolici per gli amici, fra vasi di marmellate e sott'aceti fatti in casa, eccellenze di cui mena vanto. Qualcuno voleva abusare della sua benevolenza e maestria ordinandone un certo numero che sperava di ottenere gratis. La commessa è andata a monte, ma non la voglia di “ingegnarsi” che si è fatta ancor più ostinata.

“Mi fa passare il tempo”, confessa l'hobbysta, vista anche l'infermità della consorte che lo costringe a disertare le scampagnate d'una volta. Il legno di rovere e i rami di ginepro se li va comunque a cercare nei boschi che conosce molto bene da vecchio cacciatore e pescatore. Prima della pensione aveva svolto diverse mansioni come operaio, idraulico e super-bidello ai geometri. Le ramaglie vengono poi scortecciate, tagliate nelle misure desiderate con seghetto a mano o con una piccola circolare, in modo da ricavarne i piantoni di sostegno e i gradini, infilati negli appositi forellini approntati con un trapano elettrico. Il tutto è poi immerso e lasciato in una bacinella piena d'acqua, per qualche ora, in modo da ammorbidire le mini-scale che ripiegate con accortezza in maniera obliqua, accostando le asticelle laterali e stiracchiando i gradinetti su un unico lato, sono, alla fine, inserite all'interno della bottiglia attraverso il collo. Con dei gancetti, Carlo, provvede infine a riposizionare gli oggetti nella loro forma consueta e a consolidarne la tenuta strutturale attraverso il riscaldamento, in un forno, di bottiglia e suo contenuto, in modo da far evaporare l'acqua assorbita dalle parti in legno. La gradazione non deve essere eccessiva per evitare una colata del vetro.

Tutto così è pronto per accogliere la materia prima, la grappa, che con la stagionatura si impregnerà di aromi e colore a seconda della pianta usata. Quelle in bella vista sono per il consumo centellinato con gli amici abituali che frequentano Casa Trentini.

A Carlo piace scherzare e delle sue creazioni ha fatto addirittura degli addobbi per copricapo e giaccone tanto da entrare in simbiosi con le sue scalette di cui fa sfoggio nelle occasioni di festa: un'esibizione ben nota nel quartiere dei Solteri.

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