Papa Bergoglio “traina” il Salone

Dal Salone del libro, a Torino, un primo giudizio scontato: in Italia si legge poco, investiti o travolti dalla penetrazione affascinante delle immagini televisive e dei messaggi. Aria di crisi insomma. L’anno scorso gli italiani hanno acquistato 2,3 milioni di libri in meno. La Tv, cattiva maestra? Osserva il ministro della cultura, Franceschini: avete fatto tanto danno alla lettura, ora dovete risarcire. Come ridurre le dissonanze, a vantaggio dei libri.

Ma affiora anche un annuncio a sorpresa: tiene bene, anzi è in crescendo, la lettura “religiosa”, prima firma Papa Bergoglio. Le vetrine di molte librerie costellate di titoli di Chiesa amabile. Un contraltare personalizzato, Francesco. Con un dettaglio raffinato: adesso non solo i libri scritti a sua firma, ma anche il dettaglio delle letture fin qui da lui preferite, a corredo di personalità. Per la Biblioteca di Papa Francesco, ora lanciata dal Corriere della sera, padre Antonio Spadaro, direttore della rivista dei gesuiti “La Civiltà cattolica” ha riunito venti tra le opere più lette e amate da Jorge Mario Bergoglio, il Corriere le ripubblicherà ad andamento settimanale. Avanti i lettori, fino a fine agosto. Osserva padre Spadaro: “Seguendo i nomi dei suoi scrittori preferiti, e così degli artisti, registi, direttori d’orchestra e musicisti, ho compreso che non si formava un elenco di puro gusto estetico, ma si andava definendo un vero e proprio territorio di esperienza umana. Le sue letture erano legate a visioni della realtà, alla sua stessa comprensione del mondo. Mi sono presto reso conto di essere assorbito dai suoi riferimenti e di avere il desiderio di entrare nella sua vita, passando anche per la porta delle sue scelte artistiche”.

Attorno a Papa Francesco c’è un consenso apparentemente illimitato. Solo piccole frange di conservatorismo estremo e pochi teologi incontentabili osano sollevare riserve esplicite sul suo modo di essere (per dirla con una espressione usata da don Milani) “un prete cristiano”. Per tutti gli altri, Francesco è il prete che vorrebbero avere incontrato, per essere cristiani migliori o per non avere smesso di esserlo. Le “letture” dalle quali è “derivato”? Ci sono i classici della cultura umanistica come Virgilio e Manzoni, il genio di S. Agostino, Romano Guardini, teologo italo-tedesco, e le meditazioni sulla Chiesa di De Lubac, uscite nel 1953, gli acuti storici di Fedor Dostoevskij, gli incitamenti di Jorge Luis Borges, gli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, ma anche quegli autori della letteratura argentina e della poesia (anche Mozart in versione sublime) che sorprenderanno qualcuno perché non obbediscono allo stereotipo catto-vittoriano della letteratura “edificante”.

Commenta Vittorio Melloni sul Corriere, puntualizza: Francesco in realtà è l’uomo di un solo libro, il Vangelo. Il Vangelo, come dice lui, da portare in tasca e da leggere in metropolitana. Viene in mente quel suo inizio di mattinata nella cappella di S. Marta, il Vangelo “tradotto” e proposto come un nutrimento di tutti e per tutti, disegnando l’intarsio tra il Vangelo del giorno e la vita dell’uditorio (lo sanno anche i parlamentari italiani che sono usciti, recentemente, da una predica mattutina, in San Pietro, malmenati dalla loro coda di paglia). Occasione per riprendere una citazione del citatissimo De Lubac, il teologo contro “la mondanità spirituale”, riferimento forte di Papa Bergoglio, “più disastrosa di quella lebbra infame che aveva sfigurato la Sposa diletta al tempo dei papi libertini. La mondanità spirituale è mettere al centro se stessi”. A ritrovare, la lezione intera, Corriere del 19 giugno.

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