La ministra pioniera di una scuola più “civile”

Tante figure fanno una storia. Qualcuno deve rievocarla, nelle occasioni dovute. Dico adesso della scomparsa di Franca Falcucci, 88 anni, la prima donna che in Italia ha occupato la poltrona di ministro della Pubblica Istruzione, tutta una vita nella Democrazia Cristiana. Avanza subito, suggestivamente, il ricordo di tante testimonianze, quelle principalissime dagli anni Sessanta in avanti, anche nel Trentino. Principale, si configura l’immagine di Elsa Conci parlamentare, figlia del grande senatore Enrico, personaggio dall’epoca delle presenze parlamentari di antica Austria-Ungheria. A lei avevo dedicato un libro emblematicamente descrittivo di “sposa della DC”. Più avanti il procedere di altre testimonianze. Si dice a Trento, dell’avanguardia di Zita Lorenzi e di Enrica Perazzolli, anche delle accentuazioni idealistiche altoatesine come quelle di Lidia Menapace nel configurare identità etniche nel clima di scontro. E più avanti, oltre il confine del maestoso Adige, ecco la figura testimoniale di Tina Anselmi, già leggendaria, dalla vita partigiana ad assetti di governo. Lei a dirmi “…noi veneti g’avemo da cressere ensieme a voi trentini”. Ma anche, anni e anni, l’incombere compartecipe di trentinità, a Roma, di Rosa Russo Jervolino. La prima donna, cognome de Unterrichter, a occupare la poltrona di un ministero, quello degli interni.

Ma torniamo alla figura prima di giornata dopo quel suo approdo a palazzo Madama nel 1972. Il risalto principale fu l’ingresso al ministero della Pubblica Istruzione su chiamata di Bettino Craxi. A quel punto la sua riforma più importante l’aveva fatta già. È passato infatti alla storia come “documento Falcucci” quell’elaborato che mise le fondamenta per la legge del 1967 sulla integrazione dei disabili nelle scuole. Un anno di lavoro, con la costanza che la contraddiceva e Franca Falcucci aveva gettato un colpo di spugna sulle scuole differenziate per handicappati e spalancato le porte sulla civiltà. Peccato che il merito unanime che le venne riconosciuto allora nelle scuole non l’accompagnò nei suoi cinque anni da capo assoluto di tutte le scuole d’Italia. Eppure il ministro donna che nel 1982 salì le scale di viale Trastevere non fu decisamente aiutato dal suo cognome: “ucci ucci ucci sento odore di Falcucci” fu subito una rima implacabile, un ritornello immancabile nei cortei dell’epoca. Ricordo, costruttivamente, il nostro colloquio diretto, a Roma, sulle norme di attuazione per la scuola nel Trentino Alto Adige. Bloccate al momento dai suoi ministeriali. Per la Provincia autonoma di Trento fu introduzione alla esperienza costruttiva settoriale, auspice Bruno Kessler, in piena sua convergenza di convinzione.

Oggi abbiamo fatto l’abitudine a vedere donne sedute sulle poltrone dei ministeri, di quello della Pubblica istruzione soprattutto. Adesso è stato l’attuale ministro, Stefania Giannini, a esprimere il suo cordoglio, ha voluto ricordare la sua battaglia pionieristica, quella che ha portato i bambini meno fortunati nelle stesse scuole di quelli ad avvenire assicurato. Anche lei ha lasciato il segno.

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