Gli aiuti per comunicare

Nuove tecniche per disabili o ritardati mentali, favorite dalla robotica. Si pone anche qualche problema etico

Comunicare con gli altri, esprimere i propri pensieri e le proprie emozioni è un diritto fondamentale anche di chi per una malattia o una disabilità, fatica di più. Perché una comunicazione chiara ed efficace riduce sensibilmente alcuni comportamenti problematici, attuati a volte per manifestare un disagio, che però appesantiscono il clima in classe e le relazioni con i compagni. Erano i punti cardine del convegno “Sviluppare le abilità di comunicazione nella disabilità”, organizzato a Trento dalle Edizioni Centro Studi Erickson venerdì 16 e sabato 17 maggio. Ma come aiutare i portatori di disabilità complesse, associate spesso ad un grave ritardo psicoevolutivo? Con la Comunicazione Aumentativa Alterativa (o Caa). E’ un insieme di strategie e tecnologie per aiutare chi si esprime faticosamente con la parola e con la scrittura, non sostituisce il linguaggio naturale, ma lo integra aumentandone le possibilità espressive. Ne ha parlato con passione anche il dottor Mauro Mario Coppa, psicoterapeuta, pedagogista e direttore dei Servizi Riabilitativi alla Lega del Filo d’Oro di Osimo (Ancona) e impegnato dal 1978 nell’aiutare soprattutto i pazienti sordo-ciechi a vivere un’esistenza il più possibile ricca e soddisfacente. “La carta vincente della Comunicazione Aumentativa Alternativa” spiega il dottor Coppa “è la sua personalizzazione in base alle esigenze espressive di ogni singolo paziente, aiutandolo a stare meglio dentro il proprio ambiente di vita: a casa, a scuola, al lavoro o con gli amici”. “Guarda che faccia” è solo uno dei molti progetti della Lega del Filo d’Oro, dove una bambina gravemente disabile può raccontarsi (con il Picture Exchange Communication System o Pecs) scegliendo autonomamente alcune figurine e attaccandole insieme ai compagni su un cartellone. Con la “carrozzina multitasking” invece l’alunno può decidere quando chiamare l’educatore o ascoltare musica. Colpiva anche l’intervento di Orazio Miglino, professore di Psicologia Generale all’Università Federico II di Napoli che aggiornava, lasciando aperti molti dubbi anche etici, sulle nuovissime tecnologie per la comunicazione, assistite in particolare dall’informatica e dalla robotica: come Paro, la finta foca giapponese, in grado di ridurre lo stress dei pazienti.

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