Dialoghiamo con rispetto reciproco

Una conferenza organizzata dall'Associazione Conventus

Sugli “stereotipi di genere” e “sul possibile inserimento dell'ideologia del gender nei programmi educativi e formativi delle scuole” si era pronunciata lo scorso 2 febbraio la Conferenza Episcopale del Triveneto, con un apposito documento. L'associazione culturale “Conventus” ha voluto approfondire il tema, con una conferenza pubblica dal titolo “La prospettiva gender. Una lettura critica ma senza pregiudizi”, tenutasi il 21 maggio a Rovereto.

Il prof. Alberto Bondolfi, direttore del Centro per le scienze religiose della Fondazione “B. Kessler” di Trento, ha svolto una sintetica analisi storica e sociologica del fenomeno, senza valutazioni di carattere etico-morale. Il fenomeno è molto più complesso e delicato di quanto comunemente si crede e affonda le radici agli esordi della storia umana. Oggi si aggiungono nuovi aspetti. La teoria del gender – secondo Bondolfi – estremizza le idee della filosofa francese Simone de Beauvoir (1908-1986), che sosteneva che “donne non si nasce ma si diventa”. Il sesso sarebbe solo qualcosa di “socialmente costruito” e in alcun modo determinato da fattori biologici.

A complicare il contesto, si aggiungono i fenomeni, pur minoritari, della “intersessualità” e della “transessualità”. Il primo riguarda quelle persone che dal punto di vista anatomico non sono facilmente classificabili. “Alla nascita non si riesce a capire se siano maschi o femmine e ciò costituisce un trauma al momento del parto già per i genitori”, spiega Bondolfi. “Questi casi sono rari, uno su diecimila, a Rovereto in teoria dovrebbero essere tre o quattro”. “A volte questi gruppi sono particolarmente aggressivi nel difendere i propri diritti – ha aggiunto il relatore – ma bisogna comprenderli perché spesso c'è una chirurgia troppo interventista sui loro corpi nel tentativo di 'aggiustare le cose'”. I transessuali invece hanno corpi anatomicamente perfetti, ma una percezione di se stessi a livello psicologico del sesso opposto. “Per entrambi si chiede dignità e rispetto”, ha sottolineato lo studioso svizzero.

Un valore del resto riaffermato dagli stessi vescovi del Triveneto, che parlano di “dignità” e “valore” di ogni persona umana. Il documento è stato tra l'altro distribuito ai presenti all'incontro. “Se da un lato la richiesta di rispetto per sé stessi è legittima, dall'altro come si può pretendere di eliminare termini quali padre, madre, moglie, marito, sostituendoli con altri generici, senza mancare di rispetto alla maggioranza delle persone, che si sente uomo o donna?”, ha domandato il presidente di Conventus, Sergio Matuella. “La teoria del gender – ha ammesso Bondolfi – ha enfatizzato troppo l'elemento sociale a discapito di quello corporale, vanno cercate adeguate strategie per dialogare ed è senza dubbio una sfida per i cristiani di oggi”.

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