Gli adulti “spiazzati” puntano sul dialogo

Non serve demonizzare la tecnologia, ma la capacità critica va messa in campo

Sull'impatto delle nuove tecnologie su anziani e giovani hanno parlato a Trento nei giorni scorsi il prof. Carlo Buzzi, sociologo, e il dott. Maurizio Gentilini, del CNR di Roma, mettendo in evidenza anche le difficoltà che le generazioni di mezzo incontrano nell'uso dei media. Il dominio “digitale” dei giovani concede ormai loro un livello di autorità in famiglia, per cui sta scomparendo la famiglia tradizionale a favore di una “famiglia degli affetti”, in cui la trasmissione culturale non è più solo da genitori a figli, ma bilaterale: le regole possono essere (e vengono) discusse e i valori sono concordati non più trasmessi immutati. La famiglia e quindi il rapporto tra generazioni non è più verticale, ma su un piano di quasi parità. Le nuove tecnologie contribuiscono anche a creare pericolose derive, da cui discendono comportamenti a rischio tipici della cultura giovanile. Ad esempio, la percezione del tempo, che appare sempre più rapido: non si arriva a “metabolizzare” il cambiamento. I giovani tendono ad essere presentisti e pragmatici: vivono il momento, non si pongono domande sul futuro e non si interrogano sui motivi del passato.

Un secondo aspetto è la relativizzazione dei valori, perchè non esistono più valori stabili. Essi sembrano valere soltanto all’interno della cornice degli ambiti esistenziali in cui si vive al presente, al momento. E se si cambia ambito, cambiano anche i valori. Infine la concezione della scelta : ogni scelta diventa reversibile, s’attenua la concezione della responsabilità.

All'incontro Alduc si è precisato che non serve demonizzare la tecnologia e men che meno fare del moralismo, ma la capacità critica va messa in campo. Approfittando del dialogo che si instaura coi giovani e che nasce proprio dal bisogno della nostra generazione di impratichirsi e dei momenti di collaborazione che cerchiamo con i nostri figli per trasmettere anche l’insegnamento a capire quali sono i rischi insiti nelle nuove tecnologie. Non è facile per adulti che in fondo sono dei “migranti” in questo mondo tecnologico: “non dobbiamo per questo – si è concluso – perdere coscienza della nostra posizione di riferimento nei confronti del giovane in famiglia e della influenza, che ne deriva nonostante tutto”. Interessante durante il dibattito, l’intervento dell’insegnante Manuela Sontacchi, che ha portato l’esperienza del gruppo di maestre della sua scuola di Gardolo, con l’utilizzo attivo del computer in classe, “affidato” ai giovanissimi allievi.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina