“Il dirigente? Un’ allenatore che fa squadra”

“La prima virtù di un manager d'azienda? E' la capacità di ascolto”. Da questo presupposto è partito l'intervento di mons. Lauro Tisi nell'incontro su “tre modi diversi per innovare il management” proposto dal Festival dell'Economia, sabato 31 maggio, in un'affollata sala di Palazzo Calepini a Trento.

Un'analisi a tre voci sul management e sul futuro dell'economia oltre la logica del “profitto a breve”, che accanto al vicario generale della Diocesi di Trento ha visto discutere Julián Lombana, direttore delle orchestre del Conservatorio “Bonporti” di Trento e Mariella Girardi, presidente di Manageritalia Trentino – Alto Adige.

“Manager è colui che sa uscire da se stesso, dal proprio ego, per mettersi in ascolto della realtà che lo circonda – precisa mons. Tisi – ben consapevole che essa è sempre più grande, in continua evoluzione e più ricca di ogni progetto, di ogni sogno elaborato a tavolino”. Dunque, il manager dovrebbe superare le rigidità e porsi in un atteggiamento di rinnovamento “e non fissarsi – prosegue mons. Tisi – su un prodotto finito, lasciare che esso possa essere corretto di volta in volta dalle situazioni e dalle persone, liberando in questa maniera percorsi non autoreferenziali”.

Tra le qualità di chi si occupa della gestione delle risorse umane in un' azienda c’è poi senz’altro quella di favorire il modello dell’inclusività. “Per crescere e svilupparsi – osserva Tisi – una buona organizzazione ha bisogno di contare sulla dimensione del “noi”, sul lavoro di squadra, dove nessuno dei suoi componenti è più importante di un altro, ma tutti hanno un preciso ruolo, delle responsabilità e, pur con modalità diverse, sono partecipi allo stesso modo delle sorti dell’insieme e del bene comune”. Per il vicario generale “una guida che prescinde dalla centralità del ‘noi’, dell’’essere con’, non funziona. Un buon dirigente deve essere come un allenatore che fa squadra e non un don Chisciotte che procede con ordini e decisioni calate dall’alto”. Al manager viene inoltre richiesto di misurarsi con la concretezza e le difficoltà del quotidiano, di saper imparare dai propri sbagli. “Prima ancora di avere quell’umiltà che permette di riconoscerli, perché – sottolinea il vicario – tra ideale e reale c’è sempre un grosso scarto, e personalmente mi sento profondamente lontano e inadeguato rispetto alla realizzazione dell’ideale. Tuttavia esso è essenziale, in quanto contribuisce a dare la direzione, a orientare le decisioni e il lavoro, a fare meno errori”. L'invito finale è ad avviare processi creativi, “oltre il proprio eco e in rapporto vero con chi lavora al nostro fianco”.

Fra gli interventi, quello di Silvano Bert, che ha portato alcuni casi di “resistenza ad ascoltare i cristiani laici” nelle parrocchie “dove – ha detto – le decisioni spesso vengono poi prese dal parroco”, mons Lauro Tisi ha replicato: “Io sono il primo peccatore”. Una risposta seguita da un fragoroso applauso.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina