La ricetta Renzi

Il premier ha scelto il Festival di Trento per annunciare il decreto che dovrebbe dare una scossa all'occupazione. Ma poi ha parlato anche delle altre “partite”

Prima di scodellare a sorpresa il piatto forte studiato per Trento – il decreto “Sblocca Italia” – Matteo Renzi ha presentato senza fretta il suo menù all'attento pubblico dell'auditorium Santa Chiara. Si è mostrato pronto ad assumere la guida europea dal primo luglio e a “fare un discorso ambizioso a Strasburgo, non di piccolo cabotaggio” perché “in Europa la politica deve tornare a fare il suo mestiere, oppure nessuna misura economica la salverà". Un esempio? “L’Europa ci dice tutto sulla pesca ma se si tratta di salvare un bambino di 3 anni che sta affogando l’Europa si gira dall’altra parte. Io voglio un’Europa che abbia un‘anima”.

E' passato poi alle riforme istituzionali, compresa quella del titolo V della Costituzione, dicendo di voler chiudere presto la legge elettorale favorita ora dalla tendenza “ad andare verso due grandi schieramenti” che consentirà di sapere subito dopo il voto chi vince e a chi dare la colpa, perché “abbiamo avuto per anni dei politici che sono stati campioni di alibi”.

Ha dettato poi gli interventi nell'ambito della giustizia civile “che va riformata”, della politica industriale (“serve un patto diverso con le grandi imprese”) e agricola (“l'Expo 2015 sarà una grande occasione per questo”) fino alle strategie culturali: “I musei – ha soggiunto a proposito forse pensando al Muse – possono generare non solo valore emozionale e morale ma anche posti di lavoro”.

Ha ammesso poi qualche promessa non mantenuta nei suoi primi cento giorni: “Siamo un po’ in ritardo sul fisco – ha spiegato – gli uffici sono pronti, sono stato io a rallentare perché c’è qualche aspetto da approfondire. Il fisco però deve diventare una cosa semplice. Abbiamo scadenze incomprensibili. Ci sono paesi seri in cui paghi le tasse una volta sola, noi abbiamo destagionalizzato il lavoro dei commercialisti”.

E finalmente, d'intesa con il suo addetto stampa pronto a precisare i dettagli alle agenzie, Renzi ha dato l'annuncio del provvedimento ad hoc contro i freni della burocrazia italica: “Domani manderò una lettera in cui chiederò a ciascun sindaco di individuare le partite bloccate sul territorio. Attendiamo le risposte in quindici giorni e poi, entro l'estate, faremo il decreto”. Lo ha chiamato “Sblocca Italia” perché – arringa Renzi – “consentirà a chi ha voglia di fare di farlo. Questo provvedimento consentirà di sbloccare una serie di interventi che sono fermi da 40 anni. Se riusciamo a farlo, avremo non solo effetti positivi sull’occupazione: avremo un’iniezione di fiducia. Ogni volta che passo davanti a un bene pubblico e mio figlio mi dice: perché quella struttura è ancora in macerie? mi sento male. Cosa posso rispondergli? Perché è un bene pubblico?“.

Non è stato l'unico riferimento biografico, quello dedicato al figlio. E' la tecnica della narrazione concreta, lo “storytelling” (termine inglese che l'ex sindaco di Firenze ha dato per conosciuto dal pubblico), nella quale lo stesso premier è sembrato volersi contenere, per non esagerare. Gli è scappato però un accenno d'attualità alla popolare trasmissione di cucina per dire che i ragazzi un tempo non volevano fare la scuola alberghiera, mentre oggi sognano di vincere a “Masterchef”. Saranno loro a giudicare la ricetta di Renzi.

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