Vini di territorio

Servono le eccellenze enologiche per rilanciare l’immagine della vitivinicoltura trentina, ma da sole non bastano ad assicurare al viticoltore un reddito remunerativo

Sono numerosi gli eventi dedicati alla vitivinicoltura trentina che si sono succeduti nei primi sei mesi del 2014. A partire dalla 48° edizione di Vinitaly che ha fatto registrare la presenza congiunta delle grandi cantine cooperative e private, dei vignaioli e dei produttori di spumante metodo classico sotto la regia finalmente indipendente del Consorzio vini trentini.

Dal 22 al 26 maggio si è svolta la 78° mostra dei vini trentini che il 25 maggio ha lasciato campo libero a cantine aperte. La serie si concluderà il 7-8 giugno con una mostra mercato di vini di territorio e di alta qualità che si terrà ad Arco ed è organizzata dall’Associazione vignaioli con tre aspetti volutamente innovativi: presenza attiva dei produttori, possibilità di acquisto, invito esteso a vignaioli dei Paesi che fino alla fine della prima guerra mondiale erano parte dell’Impero di Austria e Ungheria.

Da segnalare nelle ultime settimane altri tre eventi variamente ripresi dai media locali, ma indistintamente meritevoli di attenzione: un assaggio di vini da vitigni resistenti alle malattie e quindi puliti da residui di prodotti fitosanitari che si è svolto a Castel Toblino per iniziativa dei vignaioli aderenti alla neonata sezione trentina dell’Organizzazione europea denominata PIVVI; un incontro di vignaioli con il guru piemontese Angelo Gaia che conosce bene la vitivinicoltura trentina e ha suggerito di valorizzare al massimo i vini di territorio elevandone non solo la qualità, ma anche il prezzo, da vendere sugli stessi mercati già occupati dai grandi colossi della enologia trentina; la terza edizione della rassegna dei vini moscato giallo dell’Arco alpino promossa da tre cantine sociali ( Vivallis, Aldeno e Trento) e da un privato (Walter Salizzoni di Calliano), resa quest’anno più interessante dagli abbinamenti con diversi piatti proposti da 30 ristoratori, che si è svolta il primo giugno a Castel Beseno. Citiamo per ultima, ma solo per sequenzialità di discorso, Trentinovino Anteprima che si è svolta il 26 maggio al Muse di Trento.

L’iniziativa- citiamo dal comunicato diffuso dagli organizzatori (Tiziano Bianchi, Luca Boscheri, Marco Raffaelli, Angelo Rossi e Erwin Tomazzolli) – è nata dalla considerazione che il Trentino patisce una condizione di appannamento di immagine come mai era accaduto prima.

Recenti indagini collocano la DOC Trentino all’ultimo posto nella percezione dei consumatori nazionali e al penultimo posto in quella dei consumatori internazionali.

L’evento ha occupato l’intera giornata: un convegno dedicato all’importanza sul piano turistico del territorio coltivato a vigneto; assaggio di 15 vini rappresentativi dell’autentica enologia trentina di territorio; consegna di targa di riconoscimento a tre figure determinanti per il contributo dato alla qualificazione e notorietà dei vini trentini. Mario Tonon (innovazione e territorio); Leonello Letrari (innovazione e metodo) e Giuliano Fago Golfarelli (innovazione e comunicazione).

Trentinovino Anteprima ha il merito di avere portato alla ribalta la necessità di valorizzare i vini di territorio, tenendo conto della variegata tipologia di terreni e condizioni climatiche che caratterizzano il Trentino.

Basterà questo cambio di rotta per rilanciare l’immagine e la redditività dell’enologia trentina?

A negarlo sono gli stessi organizzatori di Trentinovino Anteprima. Angelo Rossi, già direttore del Comitato vitivinicolo trentino (Istituto trentino del vino, nell’ultimo periodo), ritiene che la soppressione dell’organismo interprofessionale sia dipesa dalla volontà di dare libero spazio alle oligarchie del vino del Trentino di commercializzare soprattutto all’estero anche vini acquistati fuori provincia. Rossi non mette in dubbio che la scelta abbia determinato un aumento di reddito per i viticoltori, ma a scapito della valorizzazione dei vini di territorio e di qualità e quindi della zona di produzione.

La convivenza dei due fronti di pensiero e di azione non può venire meno. E’ però necessario fare una netta distinzione fra la commercializzazione libera di vini anche non trentini e la promozione di vini autentici trentini. La Provincia di Bolzano, a partire dalla metà degli anni ’80 del Novecento (scandalo del metanolo), ha optato decisamente per i vini di territorio, venduti al 50% ed oltre in ambito locale (turismo).

Per concludere. I vini di territorio da soli non salvano l’economia vitivinicola del Trentino. Elvio Fronza, presidente del Consorzio vini trentini, lo ha affermato all’inaugurazione dell’ ultima mostra: ”Se al viticoltore non assicuriamo un reddito a ettaro di 10-12 mila euro, abbandona il vigneto, con conseguenze nefaste anche per il turismo”.

Fabio Piccoli, responsabile della promozione dei vini trentini, nel comunicato conclusivo della mostra, scrive che da oggi in poi la parola d’ordine deve essere “Fare sistema”.

Servirà per mettere in moto l’auspicato cambio di prospettiva?

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