La nuova strategia degli anti-Renzi

Molti notano che il risultato delle elezioni europee ha cambiato il panorama politico, ma sarebbe meglio dire che le elezioni europee hanno fornito la prova di quanto il sentimento pubblico fosse in buona parte cambiato. Come mostrano le analisi dei flussi elettorali elaborate dall’Istituto Cattaneo non solo il PD ha guadagnato 2,5 milioni di voti in più rispetto alle elezioni politiche del 2013 (+ 29%), ma ha ottenuto il massimo del suo incremento (+ 35%) nella circoscrizione del Nord Ovest, cioè in una grande area industriale e produttiva dove stava da molti anni perdendo consensi. Infine, esaminando da dove vengono i nuovi elettori, si è visto che l’incremento più grande arriva da Scelta Civica, letteralmente vampirizzata da Renzi (anche se ha avuto apporti minori anche da altri elettori di centro e di sinistra estrema).

Le perdite di M5S e di FI invece sono finite quasi tutte nell’astensione. Come si vede, un terremoto che non poteva lasciare indifferenti le forze politiche, sicché tutte hanno cominciato a guardare il fenomeno Renzi con altri occhi. Non è che si siano convertite alla sua proposta politica, semplicemente hanno deciso di cambiare strategia per combatterlo.

In questo momento il premier è ancora molto forte. Come testimoniano i suoi successi con le platee confindustriali, ma non solo, buona parte del paese scommette sul suo dinamismo come l’ultima spiaggia (e Renzi, che ha fiuto, lo ha anche riconosciuto pubblicamente). Il suo partito si sta arrendendo, almeno per il momento. La velleitaria insubordinazione di qualche esponente in cerca di visibilità è rientrata velocemente e l’accordo fatto con la “nuova generazione” allevata da quelli che ha rottamato è stato siglato con la nomina di Orfini (ex uomo della segreteria personale di D’Alema) elevato a presidente del partito.

Gli avversari più capaci hanno preso rapidamente atto della svolta: prima lo ha fatto Grillo, poi a ruota Salvini. L’ex comico ha capito che la strategia dell’insulto e dell’urlo non lo portava da nessuna parte ed ha deciso di scendere sul terreno dell’avversario. Lo sfida a “discutere” con lui le riforme. Lo stesso fa, da un altro punto di vista Salvini, che con maggiore concretezza prova a vedere se può negoziare qualche guadagno marginale in tema di poteri regionali, per poterlo sventolare davanti ai suoi come vittoria. L’estrema sinistra al momento non esiste praticamente più dopo il capolavoro di Vendola che si è cancellato con l’operazione Tsipras.

Grillo è un avversario insidioso, perché punta a sfasciare il PD contando sul rancore di una vecchia dirigenza, sconfitta, ma non doma. Propone a Renzi un “dialogo” impossibile, perché punta non a negoziare modifiche al progetto del governo, ma a farsi dire di no ad una sua proposta di legge elettorale che presenta come l’unica vera alternativa democratica. Sa che Renzi non potrà fare altro che respingerla, ma così pensa di inchiodare il premier all’immagine del “dittatore” che vuole imporre la sua visione autoritaria, privando i cittadini del diritto di scegliersi i rappresentanti senza essere coartato dalle liste decise dai partiti.

Come dicevamo, il suo obiettivo è scompaginare il PD. Attenzione però: Grillo non è così ingenuo da pensare che il PD possa sfiduciare Renzi perché non accetta il progetto del M5S. La strategia è più sottile. Si punta infatti a costringere Renzi a schiacciarsi su FI e NCD per far passare il suo disegno, sicché i Cinque Stelle possano in parlamento attaccare questo “patto col diavolo” e su questo puntare a risvegliare gli “animal spirits” di sinistra (e gli interessi del blocco di potere antitetico al premier) rendendo impossibile il passaggio della riforma.

A questo punto Renzi sarebbe indebolito, se non spodestato dal fallimento della sua promessa di riuscire a realizzare la grande riforma.

Naturalmente in questo gioco risalta la marginalità del centro-destra, che non sa autenticamente che pesci pigliare. La trovata di buttarsi sulla riproposizione del presidenzialismo alla francese lascia il tempo che trova, perché il paese non ha voglia di esperimenti che scardinerebbero definitivamente i pochi equilibri rimasti. In più Berlusconi deve pensare ai suoi guai personali: l’avvio prossimo del processo di appello sul caso Ruby, anche se la passione pubblica sul tema si è raffreddata e il ricordo della sua stagione di vita sregolata si sta appannando, rimane una bella pietra d’inciampo.

In queste condizioni Berlusconi è una palla al piede del sistema e certo non può aiutare Renzi in funzione anti-Grillo, mentre la Lega che lo ha ormai scavalcato.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina