La cooperazione non demorde

Ultimo anno di mandato da presidente. Il sistema è in crescita nonostante la crisi. Con la base sociale s'impone un ritmo collaborativo diverso

In occasione della 119° assemblea della Federazione trentina della cooperazione il presidente Diego Schelfi ha confermato che non intende più ricandidare. La sua è stata così l'ultima relazione nella veste di responsabile di un sistema complesso, molto articolato, in continua crescita ed evoluzione, ricco di fermenti, ma anche di sedimentazioni critiche. Di tutto lo si può accusare, ma non di essere una palude d'acqua stagnante e putrida. Lo sciabordio segna un movimento costante delle acque seppure fra qualche incertezza che si trasforma talvolta in malessere e criticità. Da qui alla fine mandato lo stesso Schelfi dovrà dunque impegnarsi, una volta di più, per far maturare la successione all'interno di un dibattito interno ed esterno non facile, che pur ci deve essere, per consentire quel necessario slancio verso il futuro da lui stesso indicato quando ha dichiarato che “il nostro sistema è cresciuto, è ora di ripensare il modello di economia. Anche nei rapporti con le pubbliche amministrazioni c'è bisogno di co-progettare, collaborare anziché difendere interessi di parte”.

E' la bussola da seguire lungo una direttrice tortuosa, indubbiamente, che costringe a rivedere molte posizioni del passato e a ripensare lo stesso modello cooperativo alla luce non più delle strategie di mercato e della concorrenza, ma del suo stesso essere cooperazione in una realtà dominata dalla crisi globale che ha inficiato ogni tassello della società. E' un tornare alla radici, non in forma nostalgica, ma solo per trovare nuove ispirazioni dai padri fondatori, correttivi per le distorsioni, coerenza morale, aderenza ai principi ed agli ideali che non sono propriamente quelli del mercato, ma della comunità e del bene comune.

L'assemblea si è qualificata per simili attese evidenziate in tutte le sue variabili. La politica che ha visto una larga partecipazione di amministratori pubblici, per bocca del presidente della Giunta provinciale, Ugo Rossi, ha prospettato “un'alleanza per lo sviluppo”, indicando la cooperazione come terza via tra stato e mercato, un modello da integrare in un unico “marchio trentino” di qualità complessiva. Per Rossi si tratta di una terza via che potrebbe orientare anche altri modi di fare impresa, pur nel rispetto di ognuno. “Autonomia e cooperazione – ha aggiunto – sono il filo che ci lega ad un cammino comune”. E' come tornare ai blocchi di partenza dunque. Che piaccia o no.

Di fronte alle nuove urgenze e alle nuove emergenze i dati, seppure importanti, che conformano l'andamento della complessa macchina federativa, sono passati quasi in second'ordine.

Per la cronaca: Carlo Borzaga, docente di economia, esperto in cooperazione è subentrato nel Consiglio della Federazione al posto di Giuseppe Detomas. L'assemblea dei soci ha approvato all'unanimità il bilancio 2013 che registra un volume di ricavi di 22,8 milioni di euro, in crescita rispetto all'anno prima di 510 mila euro. L'utile di esercizio si è attestato sui 529 mila euro. Invariato il numero delle società; 184 i collaboratori di cui il 60% laureati: all'interno dell'organico prevale, per la prima volta, la componente femminile: 93 a 91. Gli ambiti di cui la Federazione si occupa sono quelli della vigilanza, consulenza, servizi operativi, formazione, tutela sindacale e promozione. Relativamente ai vari comparti di sistema, al centro delle rispettive assemblee nelle settimane scorse sono intervenuti i vicepresidenti Marina Castaldo per le cooperative di lavoro, Giorgio Fracalossi per le Rurali, Renato Dalpalù per il Sait e le Famiglie cooperative a difendere il servizio della rete di consumo anche nei piccoli o piccolissimi centri periferici, Luca Rigotti per l'agricoltura e il direttore generale Carlo Dellasega che ha parlato del valore sociale e personale, prima ancora che economico del socio cooperatore. Sono stati premiati come benemeriti, con distintivi d'oro, Renzo Pichler, Romano Gabbi e Mario Parisi.

A richiamare i presenti sui principi anche religiosi, fondativi del movimento cooperativo vi ha pensato mons. Adriano Tomasi, che dalla sua Lima in Perù si è più volte, nel corso dei 50 anni di sacerdozio e di vescovo, affidato alla solidarietà del volontariato trentino. Con benevolenza e fermezza ha invitato tutti a recuperare i valori dei padri fondatori.

Dagli allievi della Scuola grafica Artigianelli di Piazza Fiera è arrivato uno straordinario contributo alla riflessione: un video su quegli stessi principi dai quali nessun cooperatore può smarcarsi. Un lavoro quello degli studenti che si è piazzato al primo posto al concorso per idee “Educacoop”. Pure questo deve essere considerato come un risultato positivo del lavoro di animazione che si sta sempre più imponendo nelle giovani generazioni come strategia operativa didattica e di partecipazione della cooperazione.

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