Salute mentale: la “181” approda alla Camera

L'obiettivo è valorizzare l'esperienza degli utenti, rendere i Servizi accoglienti, ridurre il numero delle degenze in costose strutture residenziali

A 36 anni dall'entrata in vigore della legge Basaglia, la n. 180 del 1978, che sancì la chiusura dei manicomi e cambiò in maniera irreversibile, pur con lentezze e resistenze, l'approccio alla salute mentale, approda in Parlamento un disegno di legge che raccoglie quell'eredità rilanciando la proposta di iniziativa popolare promossa dall'associazione “Le parole ritrovate” insieme a molte altre realtà, che valorizza l'esperienza di medici, operatori e utenti dei servizi di salute mentale, familiari. Una proposta di legge che i promotori avevano chiamato “181” per sottolineare la continuità con la legge 180 e sostenuta da quasi 40 mila firme raccolte in tutta Italia a partire dal maggio del 2013.

La proposta di legge per una nuova salute mentale in Italia, depositata da un gruppo di parlamentari del Partito democratico e di Scelta civica, è stata presentata mercoledì 18 giugno a Roma nella Sala Stampa della Camera dei Deputati. L'obiettivo è ribadire, rafforzare e dare concretezza agli assunti della legge 180, che altre proposte di legge giacenti in Parlamento tendono invece a rimettere in discussione, privilegiando il ritorno a strutture residenziali simili a piccoli manicomi o prolungando all'infinito i “Tso”, Trattamenti sanitari obbligatori.

Va in tutt'altra direzione la nuova proposta di legge, prendendo il meglio dell'esperienza del “fareassieme” che in Trentino – e nel resto d'Italia grazie al movimento “Le parole ritrovate” – ha consentito di affrontare il dramma della malattia mentale mettendo insieme le competenze degli esperti con il sapere esperienziale di chi la sofferenza mentale l'ha vissuta in prima persona e di chi l'ha subita come familiare. Perché il problema della legge Basaglia è che il principio della cura dei pazienti sul territorio è stato applicato a macchia di leopardo, con evidenti differenze da città a città, da provincia a provincia, da regione a regione.

Primo firmatario della proposta, la numero 2233, è Ezio Casati, deputato milanese del Partito democratico. “Quand’ero sindaco ho firmato molti Trattamenti sanitari obbligatori e ho visto il dramma di molte famiglie che vivono il disagio della malattia mentale”, spiega Casati ai microfoni di radio Trentino inBlu. “Questa proposta intende fornire gli strumenti per promuovere cure dignitose sul territorio, valorizzando esperienze positive già in atto in alcune realtà e mirando ad una diminuzione di costosi ricoveri in strutture di lungodegenza che non servono a curare ma a separare le persone dalle loro comunità. Proprio quello che la 180 non voleva”. Con le risorse che vengono così risparmiate, si possono favorire nuovi metodi di cura territoriale, “sperimentando gli Ufe (Utenti Familiari Esperti), rendendo accoglienti e armoniosi i luoghi di cura (perché anche gli ambienti possono aiutare a tranquillizzare chi soffre)”, esemplifica Casati, secondo il quale non solo non ci sarà un aumento della spesa sanitaria pubblica, ma forse addirittura dei risparmi. “Si tratta di diminuire l’ospedalizzazione e il ricovero in strutture protette e utilizzare i soldi risparmiati investendo sui servizi di territorio e retribuendo gli Ufe”.

“Già tre anni fa la salute mentale italiana aveva cominciato a ragionare su questa proposta, nata come legge di iniziativa popolare”, spiega Renzo De Stefani, referente nazionale del movimento “Le Parole ritrovate”. “L’obiettivo è che in tutta Italia si faccia una buona salute mentale. Cosa che oggi purtroppo non è”.

Per quanto riguarda l'iter parlamentare, si attende la calendarizzazione della discussione nella dodicesima commissione della Camera (Affari sociali e sanità), alla quale seguirà un passaggio anche nella commissione economica e alla conferenza Stato-Regioni, trattandosi di sanità. “Vedremo se c’è la volontà di superare le remore che ancora ci sono nei confronti dei malati mentali per ritenerli dei cittadini che hanno diritto di essere aiutati”, conclude Casati.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina