I diritti chiedono asilo

L’appello delle Caritas del Mediterrano nella Giornata del rifugiato. L’assessora Borgonovo Re in visita ai migranti accolti al campo della Protezione civile a Marco di Rovereto

La Giornata Mondiale del Rifugiato (20 giugno) è stata occasione per le Caritas del Mediterraneo per diffondere un appello per canali sicuri di ingresso legale dei migranti in Europa.

Le persone coinvolte in migrazioni forzate, nel mondo, sono più di 45 milioni. Decine di migliaia sbarcano sulle nostre coste: cercano pace, sicurezza, democrazia, dignità, benessere. Italia ed Europa stentano a sviluppare politiche di accoglienza generose e realistiche, coordinate e condivise, osservano le Caritas. Ma non assicurare ai rifugiati il rispetto dei diritti umani fondamentali, equivale a indebolire i diritti di tutti. Per questo Caritas Europa e Caritas Italiana – dopo un confronto in occasione di MigraMed, l’annuale incontro con le Caritas del bacino del Mediterraneo che quest’anno si è svolto ad Atene – hanno diffuso un appello in cui chiedono all’Unione Europea, ai Paesi di origine e a quelli di transito di attivare e facilitare canali di ingresso in Europa legali e sicuri sia per i richiedenti protezione internazionale, attraverso il rilascio di visti umanitari, che per i lavoratori migranti. Altra richiesta, estendere programmi di ammissione umanitaria per coloro che fuggono da conflitti armati (come quello siriano). Ancora, occorre impedire la restrizione della libertà di movimento e rispettare il diritto di lasciare qualsiasi paese incluso il proprio, anche attraverso un rapido accesso ai documenti di identità e di viaggio. In vista del Consiglio europeo di fine mese, Caritas Europa ha elaborato un documento in cui tra l’altro si chiede di introdurre il sistema dei visti umanitari e di garantire canali di ingresso sicuri. Altra urgenza sottolineata anche dai delegati Caritas è quella dei minori non accompagnati.

Anche i delegati Caritas membri del Consiglio nazionale di Caritas Italiana, a conclusione del loro recente incontro, hanno confermato l’intenzione di proseguire nell’impegno di solidarietà, che vede oggi oltre 3.000 migranti accolti nei Centri Caritas su tutto il territorio nazionale. Non senza evidenziare peraltro anche “l’esigenza e l’urgenza di progettualità realistiche” da chiedere con forza alle istituzioni nazionali ed europee “perché sia data protezione e vengano garantiti i diritti di quanti arrivano”.

Il tema oggi drammaticamente attuale dell’arrivo dei migranti sulle nostre coste, che chiede, rimarcava il Consiglio nazionale, un impegno massimo di solidarietà e accoglienza è affrontato dalle Caritas senza venir meno al loro impegno quotidiano sul territorio con progetti e iniziative anticrisi. “L’invito del Papa è ad accogliere – ha sottolineato mons. Luigi Bressan -, ma anche ad andare verso le periferie, verso le realtà nascoste che hanno difficoltà a manifestarsi”. Iniziative e progetti che però non devono costituire un alibi a ritardare l’approvazione urgente di una legge organica di contrasto alla povertà e quindi di soluzioni di sistema che garantiscano i diritti – come quelle che l’Alleanza contro la povertà, di cui Caritas è parte, rilancerà nei prossimi giorni e che lunedì 23 giugno sono state illustrate al Quirinale al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Tra queste proposte, quella relativa all’introduzione del “reddito di inclusione sociale”.

E in occasione della Giornata del rifugiato, l’assessora alla Salute e Solidarietà sociale, Donata Borgonovo Re, ha incontrato, al campo della Protezione Civile di Marco di Rovereto, i migranti accolti in Trentino dopo essere stati soccorsi nel Mediterraneo nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum”. “La cosa più importante – ha osservato Borgonovo Re – è aver colto in questi ragazzi il desiderio di costruirsi un futuro di dignità e lavoro, il desiderio di imparare l’italiano, di esercitare una professione e aver sentito la loro gratitudine per come sono stati accolti in Trentino. Ma fra queste persone c’è anche tanta preoccupazione per le proprie famiglie, rimaste nel Paese d’origine”.

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