Le ferite della Val di Genova

In val di Genova i lavori di ripristino storico e ambientale a cura del Parco Adamello-Brenta riportano alla luce guardiole, sentieri e trincee delle prima guerra mondiale lungo versanti danneggiati dalle valanghe invernali

La Val di Genova apre alla stagione estiva con il rituale ormai collaudato, per quanto attiene i permessi di transito per le autovetture lungo i 17 chilometri di strada, tenute a pagare un ticket al momento d'ingresso di 8 euro e con l'attivazione di percorsi della memoria in quello che ha rappresentato il sistema difensivo austro-ungarico dei gruppi Adamello e Presanella.

Le ferite di In val di Genova i lavori di ripristino storico e ambientale a cura del Parco Adamello-Brenta riportano alla luce guardiole, sentieri e trincee delle prima guerra mondiale un secolo fa sono ancora evidenti. Pur mimetizzati fra la boscaglia sono ancora ben visibili i piccoli manufatti in cemento, accostati ai grossi massi granitici, franati nel fondovalle in epoche remote o quasi sospesi in aria, a media quota, a far da riparo alle pattuglie militari di vedetta lungo la linea confinaria con l'Italia. Basta rimuovere con lo scarpone il fogliame che sta macerando, depositato su entrambi i versanti della valle, per far venire alla luce spezzoni di reticolato, piccoli contenitori arrugginiti di carne in scatola, lastre metalliche usate in edilizia conficcate nei blocchi di cemento armato. E' quanto probabilmente è riuscito a salvarsi dalle incursioni dei recuperanti che alla fine del conflitto avevano trovato di che arrangiarsi e sopravvivere con i cimeli della guerra, restando talvolta invalidi per tutto il resto della vita, a causa dello scoppio di qualche ordigno nelle operazioni di disinnesco. C'è anche chi vi ha rimesso la vita in quello che era divenuto un rischioso, ma anche remunerativo lavoro nella zona delle operazioni di guerra.

I libri di storia locale sono ricchi di racconti dei protagonisti di queste vicende che hanno consentito di far luce sui molti capitoli oscuri della “guerra bianca”. Si è così dato corso a molte iniziative che negli ultimi decenni hanno consentito la ricostruzione dei modelli di vita durissimi su ghiacciai, terreni innevati e nei fondovalle comunque in zone isolate, soggette al costante rischio intemperie, lontane dai centri abitati; di riscrivere le fasi di operazioni militari al limite della follia degli alti comandi e dell'inverosimile per la truppa che doveva eseguire ordini; di reti di collegamento viarie e a fune, di strategie e manovre militari precedute da un forzato lavoro di fortificazione della montagna con accasermamenti aggrappati ai crinali delle montagne, trincee, forti massicci che hanno sfamato centinaia di persone durante la loro costruzione con l'utilizzo anche di colonne mobili di donne per il trasporto di materiali a spalla.

Sudore, fatica e sangue prima, e ancora sangue negli aspri e tragici combattimenti fra Austria-Ungheria e Italia. Da citare i musei della Grande Guerra di Bersone e di Spiazzo per la mole di documenti e reperti di indubbio interesse, alla portata dei visitatori.

Il consiglio di amministrazione del Parco Adamello-Brenta sta impegnando parte delle sue risorse per arricchire il capitolo della “memoria” nella vasta area protetta, unica per elementi naturalistici e testimonianze umane, storiche, artistiche, teatro per l'appunto delle fasi più aspre e combattute delle vicende belliche. Il lavoro di ricerca è partito da lontano nel 2008 e si è concluso nel 2012, grazie ad un gruppo di studiosi, al Parco, alla Sovrintendenza provinciale e ai centri di studi storici che hanno provveduto alla raccolta del materiale d'archivio (scritto e fotografico) reperibile. L'equipe ha effettuato poi ripetute ricognizioni sul territorio con la mappatura dei siti, l'esecuzione di foto e di filmati.

Rudy Cozzini, guardaparco, riassume in numeri la gran mole di lavoro svolto: computo generale di 3.305 strutture, 3.558 schede di campo, 9.668 foto di corredo. I chilometri di strutture (trincee, mulattiere, sentieri, tracciati di reticolati) sono valutati in 240 chilometri.

L'attività di ripristino del percorso, denominato “della memoria”, procederà per settori, tanti quanti gli anni di guerra, puntando sempre più in alto ossia dalla val di Genova, alle Lobbie, al Carè Alto, alla Presanella, passando dal lago Scuro, al fronte di Folgorida, al Val Siniciaga, al Cavento, ai Pozzoni, alla Val Borzago, San Valentino al Creper in val di Fumo, in una visione unitaria degli eventi bellici.

In val di Genova fra due settimane saranno abilitati al transito degli escursioni due sentieri di guerra, appositamente attrezzati e tabellati. Uno sbarramento sul Sarca denominato Ponte delle trincee, dopo il Ponte Maria andando in direzione del rifugio Bedole, in località Tiralonga, rappresenta la base di congiunzione e di partenza dei due camminamenti militari ripristinati sull'uno e sull'altro versante.

A giorni prenderanno il via i lavori per il riposizionamento del cimitero militare della Todesca, nei pressi della Cappella della Ragada, che custodisce l'originario crocifisso ligneo della primitiva chiesetta cimiteriale che aveva accolto 170 soldati austro-ungarici ed una decina di italiani e demolita dopo l'esumazione delle salme trasferite nelle comunità di origine o all'Ossario di Rovereto. Complessivamente in questa zona erano schierati circa 700 soldati.

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