“Perché lo facciamo”

Attraverso i campeggi noi intendiamo introdurre all'incontro con le manifestazioni visibili dell'amore di Dio, affinché – dall'esperienza dell'essere amati – nasca la gioia.

Se noi, attraverso quello che facciamo, non portiamo quello sguardo attraverso cui noi siamo stati guardati, siamo come tutti. Uno sguardo che dà forma allo sguardo: questo è il cristianesimo! Questo sguardo è la testimonianza che Cristo è presente ora. Per questo la Chiesa non potrà mai lasciare ad altri l’opera educativa, perché noi non facciamo soltanto assistenza sociale, così come Gesù attraverso i miracoli non faceva assistenza sociale, perché Gesù sa il bisogno che abbiamo e non lo ha ridotto. Non abbiamo soltanto bisogni materiali, ma anche il bisogno di affezione, di sentirci voluti bene integralmente: “Non di solo pane vive l'uomo”.

Occorre un'organizzazione, ma l'organizzazione è una conseguenza, non lo scopo.

Per questo in tutto quello che facciamo dobbiamo esserci con tutto noi stessi. E questo lo possiamo fare, solo se siamo coinvolti dalla presenza e dall'amore di Cristo.

In qualsiasi iniziativa, qualsiasi persona che ci incontra dovrebbe avere l'opportunità di vedere, attraverso la nostra opera, il Dio che è comunione, perché è soltanto questo che risponde al vero bisogno umano, che non è altro che desiderio dell'infinito, cioè di Dio. Con i campeggi, così concreti, e – a volte – così faticosi, vogliamo portare qualcosa di questo amore e di questa gratitudine per quello che a noi è stato dato.

don Romano Caset, parroco di Cognola

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