Uomo Probo, premiato Elio Orlandi

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Festa grande in Val d’Ambiez, domenica, per l’assegnazione del premio Uomo Probo 2014. Festa doppia perché riguardava un concittadino di San Lorenzo in Banale, l’alpinista e filmografo Elio Orlandi che a ricevuto l’onorificenza assegnatagli da Comune di San Lorenzo in Banale e associazione Ars Venandi. Come noto si tratta del premio annuale che vien conferito a personalità (sia uomini che donne) che nell’annata si siano distinte per doti di onestà, rettitudine personale, disponibilità verso il prossimo e azioni virtuose in senso lato del termine, intese in senso comunitario e sociale.

Parlare di Elio Orlandi, vuol dire anche parlare di un alpinista atipico, di una persona mite ed altruista, creativo, sognatore e artista di grande sensibilità. Definito da alcuni biografi come “il gigante buono”, un uomo che non ha mai dimenticato la sua terra, le sue origini, la sua gente, i valori veri che valgono in ogni parte del mondo. Per questo ha sempre messo al primo posto l’Uomo piuttosto che la mèta, l’amicizia e i compagni piuttosto che il successo.

Dal ritorno dall’esperienza nel Karakorum Pachistano, assieme agli amici Leoni, Larcher e Cagol, è anche impegnato in un’iniziativa di solidarietà con aiuti di prima necessità e un progetto di studentato per la popolazione ed i bambini del villaggio di Hushe. Progetto che stanno finanziando in proprio con i proventi delle serate alpinistiche e l’adesione di alcune associazioni.

Non ha mai ritenuto l’alpinismo come attività preponderante della sua vita, considerando la sua importanza relativa e complementare ad altri impegni molto più importanti, prendendo l’arrampicata e l’alpinismo come uno straordinario laboratorio di emozionanti esperienze positive, insostituibile strumento di maturazione e ricchezza interiore, oltre che di benessere fisico e mentale.

Nonostante una straordinaria esperienza maturata in 35 anni di intensa attività sulle grandi pareti alpine e del mondo, cerca ancora oggi di praticare un alpinismo essenziale e di ricerca, impegnato a vivere profondamente la propria passione e l’avventura, limitando i clamori, fatto possibilmente con mezzi propri e pagato con i risparmi del proprio lavoro, con spirito libero e senza compromessi di mercato, media o sponsor, o condizionamenti di mode e tendenze, scegliendo una naturale, sana e riservata ricerca nelle nuove realizzazioni piuttosto che cedere alle esasperazioni e consumismo.

L’ultima sua impresa, il 1° gennaio 2010, alla base del Cerro Torre, ha visto la tragica scomparsa dell’amico Fabio Giacomelli: ma la vera “impresa”, che vale più di qualsiasi impresa alpinistica, è stata fare l’impossibile per salvare l’amico, poi recuperarne la salma scavando da solo nella neve per tre giorni, infine riportarne a Vigolo Vattaro le ceneri.

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