Punto nascite, non solo numeri

Lunedì scorso il presidente Rossi e l'assessore Borgonovo Re hanno partecipato all'incontro voluto dalla Comunità delle Giudicarie e dai sindaci di zona

“Non siamo qui a parlare di numeri o meno; non possiamo ragionare solo sulla base degli standard, che però esistono e sono principio scientifico universalmente accettato. Siamo qui per ridefinire un metodo corretto di relazione tra chi deve assumersi la responsabilità delle decisioni, che competono alla politica, sulla base di presupposti tecnici, e chi deve compartecipare alle decisioni dal territorio. Ognuno rappresenterà i propri livelli di accordo o di disaccordo sulle decisioni”. Parole del presidente della Provincia Ugo Rossi presente assieme all’assessore alla salute Donata Borgonovo Re, lunedì sera a Tione, al confronto con la Comunità di Valle, sindaci, capigruppo, rappresentanti della commissione Affari Soociali e Salute.

L'assemblea, la terza ma ugualmente partecipatissima su questo argomento nel giro di tre giorni lavorativi, era stata convocata dopo che Donata Borgonovo Re, lo scorso giovedì 9 luglio, aveva annunciato al Consiglio della Salute delle Giudicarie la scelta di chiudere il punto nascite dell’ospedale di Tione.

Il timore di una decisione simile era nell’aria da un po’ di tempo all'interno della comunità. I numeri bassi di parti nell’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia del nosocomio giudicariese, che ad oggi sono 72, e la non presenza di un direttore di unità stabilmente dedicato ad essa (posto attualmente ricoperto a scavalco dal Dottor Marco Ioppi) già suscitavano preoccupazione rispetto al suo mantenimento da parte dell’Azienda sanitaria centrale.

In realtà, è stato ribadito in assemblea dagli amministratori giudicariesi – in primis il presidente della Conferenza dei sindaci Attilio Maestri – con questa decisione, non si tiene conto della quantità di chilometri da dover percorrere per raggiungere gli altri punti nascita della provincia; da Baitoni di Bondone occorre almeno un’ora e mezzo di viaggio per arrivare a Trento, poco meno da Pinzolo. La paura inoltre è quella di perdere mano a mano servizi senza trovare alternative adeguate. Alternative che per ostetricia l’assessore Borgonovo Re, la scorsa settimana, aveva indicato essere l’accompagnamento pre e post parto delle gestanti da parte di medici e ostetriche del nosocomio locale.

Patrizia Ballardini, presidente della Comunità, ha ricordato che se il problema della sicurezza al di sotto dei 500 parti è un davvero imprescindibile, allora, per coerenza, andrebbero chiusi tutti reparti della provincia di Trento che non raggiungono questo dato.

Dal canto suo, il presidente Rossi ha fatto intendere che prima di arrivare ad una decisione se ne può e se ne deve parlare: “Il tema degli standard va affrontato, ma si tratta di dati a livello teorico”, ha detto. “Poi ci sono i dati di esito, di come si nasce in Trentino, dati migliori di quelli delle zone in cui gli standard sono rispettati e anche di quelli europei. Esploriamo tutte le vie per operare”.

Due sono di fatto i problemi principali da affrontare; per primo la rifidelizzazione di quelle gestanti giudicariesi (tramite magari nuove azioni di sostegno al locale reparto) che per la metà del totale si recano in altri ospedali della provincia e anche fuori, che devono dimostrare di preferire ancora le strutture sanitarie del proprio territorio, pena una costante situazione di debolezza dello stesso. Poi, occorre avere la capacità di avere una precisa visione a medio-lungo termine dell’intero presidio ospedaliero, in modo che riesca a garantire i servizi basilari per un ospedale di periferia, come ad esempio il Pronto Soccorso, e la sua specializzazione in alcuni settori d’eccellenza.

Di questo e tanto altro si parlerà nel “Tavolo di Concertazione per l’Ospedale di Tione” del prossimo martedì 22 luglio, richiesto nella mozione sull’ospedale dell’assemblea di comunità dello scorso 11 marzo. Parteciperanno i vertici dell’Azienda Sanitaria trentina e di quella locale, sei sindaci in rappresentanza di tutte le aree delle Giudicarie e i capigruppo dei gruppi politici presenti nell’assemblea della locale comunità. Sperando che questo tavolo riesca a “partorire” qualche scelta decisiva, e magari innovativa, riguardo a vicinanza e sicurezza della sanità territoriale.

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