Il pizzo che piace

Somm: Abiti e lavori ricamati a mano dalle bisnonne in mostra a Fiavè.

Camicine, cuffiette e mutandine per bambini, asciugamani, fazzoletti e lenzuola da corredo per sposa, camicie da notte, sottabiti, vestitini da battesimo, matinée, grembiuli, colletti, quasi tutti in cotone, minuziosamente ricamati con buon gusto.

Le nostre nonne e bisnonne, educate fin da piccole, studiavano economia domestica e imparavano anche quest'arte antica. Anche se il tempo forse mancava loro per la cura della famiglia spesso numerosa, ci tenevano particolarmente a vestire con cura anche nei momenti più privati. Oggi con la mentalità dell'usa e getta, assai diffusa, facciamo forse fatica ad entrare nell'ottica di un tempo, ma il bello è bello, ed ammirarlo fa sempre piacere. Lo si potrà fare a Fiavè, per una quindicina di giorni, al museo delle Palafitte (vedi a parte).

E' una mostra originale quella organizzata dalla sezione di Rovereto dell'Associazione italiana “Amici di Raoul Follereau”, che nella sua attività quarantennale è riuscita a raccogliere qualche centinaio tra capi e biancheria, databili da inizi Ottocento al secondo dopoguerra. Fino a qualche tempo fa l'associazione confezionava bende per i malati di lebbra, utilizzando il cotone delle robuste lenzuola di un tempo.

“Era infatti l'unico materiale che le loro piaghe potevano sopportare, prima dell'evolversi della medicina, che ha fatto molti progressi nella cura di questa terribile malattia”, spiega Franca Bronzini dell'associazione. “Nei pacchi che ci portavano, assieme alle lenzuola, trovavamo abiti ed elementi di corredo appartenuti agli anziani delle famiglie donatrici”. Ad osservarli sono bianchi come la neve, sembrano appena usciti da un lavaggio con candeggina, evidentemente li conservavano bene, in armadi e scatole chiuse, come si è premurata di continuare a fare l'associazione. Franca Bronzini è originaria di Fiavè, dove ancora vive una sua sorella. Perchè dunque, si sono dette le due donne, non proporre una mostra al museo delle Palafitte?

Al sindaco Nicoletta Aloisi la proposta è piaciuta, è stato ovviamente necessario ottenere il permesso dell'Ufficio provinciale dei beni culturali. L'esposizione, dal titolo “Dal cassettone della bisnonna, biancheria preziosa”, offrirà un centinaio di pezzi. “Certo gli oggetti del museo sono antichissimi e molto belli, ma anche i nostri pur in età più recente presentano una loro particolare bellezza e testimoniano la grande attenzione delle donne di una volta nel curare la casa”, continua Bronzini, mentre ci mostra con soddisfazione una delle cuffie più preziose per antichità. Curiosando qua e là, notiamo anche degli imparaticci d'epoca fascista, usati a scuola dalle alunne per imparare il ricamo, ed una squisita borsettina bianca da sposa, lavorata ad uncinetto con il punto “Pizzo d'Irlanda”, attribuibile all'Ottocento.

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