Intoccabili ed eloquenti

Anche per il Trentino, terra di boschi dal fondovalle fino ai margini delle vegetazione in quota, con circa il 55% della superficie (640mila Km2) coperto da foreste e un incremento boschivo valutato in circa l'1% cento annuo, vale più che mai il detto “fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”, viste le frequenti contestazioni quando si rende obbligatorio il taglio di una pianta.

Ci sono infatti alberi considerati intoccabili, cresciuti in anni lontani, arrivati fino a noi circondati da un alone di sacralità, di racconti e tradizioni che la modernità non è riuscita a scalfire.

Nel rispetto della tradizione ferragostana, Vita Trentina dedica proprio all'albero questo numero. La proposta ha trovato l'immediata ed entusiastica adesione dell'intero gruppo redazionale con i corrispondenti e i collaboratori in affanno non tanto sul tema affascinante, quanto sulla molteplicità di punti di riferimento presenti sul territorio.

Si passati così ad una scrematura optando per alberi dalla forte connotazione sociale, alberi cresciuti con le generazioni del passato che continuano a riproporsi al giovane e all'uomo d'oggi, come strumenti vivi, cangianti, di relazioni sociali, di memoria storica, di affetti, di sacralità. Non è dunque casuale la base di partenza adottata dal testo della Genesi, dall'albero dell'Eden che inaugura la Rivelazione contenuta nella Sacra Scrittura, una delle pagine più conosciute e più importanti delle tradizione biblica e delle letteratura universale. L'”albero della vita” è presente in tutte le grandi religioni e civiltà.

E' una conferma religiosa, ideale e simbolica che emerge nella tradizione della realtà locale, da considerare dunque come un campione antropologico, statistico e soprattutto di vita. E gli alberi passati in rassegna, pur nel rispetto della vastissima letteratura consultabile in campo scientifico circa l'evoluzione arborea e i frequenti attentati alla natura attraverso l'azione dell'uomo, sono lì a scandire il tempo, gli anni che passano, gli affetti, le aspirazioni, il cambiamento dei costumi. Ripropongono inoltre l'originale riflessione sulla visione sacrale del mondo, sul creato paragonabile ad una cosmica celebrazione liturgica dove i fiumi battono le mani, le stelle sussurrano la lode, le piante stormiscono di gioia, come ripetono i Salmi, in un concerto armonico che attesta la presenza di Dio, il quale amando, suscita ed esalta la vita: una dimensione ripresa poeticamente anche nel Cantico delle creature di San Francesco. E' il messaggio profondo, forse da riscoprire, che viene dagli alberi che conosciamo, così come da tutte le altre bellezze della natura e che rappresentano, l'armonia in cui vivere perché ciò che Dio ha fatto all'origine è esemplare legge per l'uomo. Un'armonia che nella storia si è spesso trasformata in sopraffazione, in un dominio del genere umano sugli altri viventi ed sugli elementi naturali con abusi gravi che anche certe ferite negli alberi denunciano: le schegge delle granate durante il periodo bellico, gli abbattimenti a raso per far posto a megastrutture economiche, cementificazione, inquinamento, catastrofi, l'effetto serra.

E' il pericolo costantemente dietro l'angolo anche per un Trentino che possiede uno dei più straordinari patrimoni forestali d'Europa, frutto del rispetto di ataviche regole civiche e di intelligenti indirizzi di coltivazione e gestione boschiva, tentato tuttavia spesso a far prevalere interessi individuali, rispetto alla difesa dei più deboli e del bene comune. La storia degli alberi ricostruita da Via Trentina è quella dell’uomo chiamato a conservare e sollecitato, nel contempo, ad essere promotore di uno sviluppo, di un’evoluzione non solo biologica, ma culturale, etica, spirituale in un equilibrio che sappia rispondere all’evoluzione dei tempi e alle aspettative della comunità. Solo il risultato di una mediazione intelligente, tra progresso, innovazione e servizio alla persona, superando il concetto di sviluppo limitato alla sola dimensione tecnologica o economica e favorendo la concordia universale, può continuare ad essere “cosa buona”, anzi “cosa molto buona”. E’ quanto ci hanno suggerito i nostri alberi.

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