Il cedro di Mussolini

Si erge in tutta la sua maestosità nel centro del paese. Fu piantato il 10 aprile 1932 in memoria di Arnaldo Mussolini, fratello del duce

Bezzecca – Venne messo a dimora nel 1932, rischiò di esser abbattuto sia alla fine del periodo fascista sia in tempi recenti, quando fu dato per malato ed irrecuperabile. A tutt'oggi però “l'albero di Mussolini” di Bezzecca gode ancora di buona salute, svettando per oltre 25 metri d'altezza sopra piazza Cassoni. Di fronte ad ufficio postale e biblioteca.

Si tratta di un cedro dell'Himalaya, meglio conosciuto come “Cedrus deodara”, magnifico esemplare singolo che si erge in tutta la sua maestosità nel pieno centro del paese ledrense, piantato il 10 aprile 1932 in memoria di Arnaldo Mussolini, fratello del più celebre Benito, prematuramente scomparso all’età di 46 anni, letterato, scrittore e direttore del Popolo d´Italia, nonché presidente del Comitato nazionale forestale.

Dopo la morte di Arnaldo, avvenuta a fine 1931, il generale Agostini – comandante delle legioni – inviò infatti ai podestà del Regno una lettera in cui chiedeva di provvedere affinché in tutti i Comuni venisse piantato un albero alla memoria del defunto. La cerimonia di commemorazione di Bezzecca si tenne nella primavera dell’anno dopo. Dal giornale di classe redatto dal maestro ledrense Giovanni Boccagni, si può leggere: «Tutti i Balilla e le Piccole italiane parteciparono. I discorsi commemorativi furono fatti dal maestro Leonardi e dal podestà Angelo Panada, mentre il curato don Poletti impartì la benedizione al piccolo cedro».

Secondo le ricerche effettuate anni fa dallo storico Michele Lo Re, che si avvalse – oltre che di fonti orali – anche di testimonianze fornite da registri, giornali, documenti amministrativi dell’epoca, nello stesso periodo altri due cedri vennero piantati a Tiarno di Sotto e Molina.

Alla caduta del fascismo, sul cedro di Tiarno si sfogò però il risentimento della comunità e la pianta venne tagliata e trascinata come trofeo per le vie del paese; di quella di Molina non ne rimase traccia. L’unica a sopravvivere fu quella di Bezzecca. Fino al 2001, quando “la pianta di Mussolini” – com’è soprannominato ancora oggi il cedro – rischiò di essere abbattuta: la perizia di un esperto di San Michele all’Adige confermò l’esistenza di uno stato di sofferenza e di degrado dell’ultradecennale tronco, soprattutto nella sua parte apicale, colpita più volte da fulmini, le cui condizioni di resistenza erano giudicate al di sotto degli standard richiesti.

Il problema maggiore era dato dalla resistenza della chioma, ricca ed abbondante, nei confronti del vento, e di conseguenza dalla pericolosità che la pianta poteva rappresentare per la piazza, gli edifici circostanti, la popolazione.

Contro l’intervento drastico della motosega si mobilitò anche il circolo locale di Alleanza nazionale, presentando in Comune una controperizia che dava invece un esito migliore sullo stato di salute del cedro. Fu così che si optò per uno sfoltimento dei palchi, volto a snellirne la silhouette e quindi a garantire la sicurezza pubblica. Almeno fino al 2005, anno entro il quale si presumeva l’albero sarebbe spontaneamente morto.

A tutt’oggi però “la pianta di Mussolini” non dà ancora segni di cedimento, resistendo con tenacia contro malattie, intemperie e il trascorrere del tempo. Riscrivendo, in modo del tutto autonomo, la sua storia.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina