Il larice di Marco Arman nel Paese dei ciliegi

Conclusa la mostra trentina, con sincera ammirazione Marco Arman andò da Rigoni Stern e gli donò il primo dei suoi quadri dedicati agli alberi nati prendendo spunto dal libro “Arboreto selvatico”: il larice. Il “sergente” tanto apprezzò quel dono che se lo sistemò nel suo studio, dietro alla scrivania. Lì lo vide, non molto tempo dopo, la traduttrice giapponese dello scrittore di Asiago nel corso di uno dei loro consueti incontri di lavoro. E fu proprio lei, affascinata dalla perfetta, profonda sintonia fra la parola e la pennellata, che lo propose per illustrare la copertina dell’“Arboreto salvatico” in edizione giapponese, 野生の樹木園, con l’approvazione immediata dello scrittore e la ovvia soddisfazione del pittore di Cembra. Caso più unico che raro della presenza di arte trentina nel Paese dei ciliegi.

In effetti c’è una dimensione zen nella pittura di Marco. Ad esempio nella compenetrazione fra universale e particolare, fra dettaglio e insieme. Come ha scritto Fiorenzo Degasperi, “Gli alberi catturati dalla mano dell’artista sono osservati in maniera ravvicinata alternata ad uno sguardo di più vasto respiro. Il primo modo di vedere fa emergere il dettaglio – la radice, la forza di un ramo, la potenza del tronco -, il secondo la trama complessa del tessuto naturale – la valletta, la pecciaia, il bosco”.

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