Nei cimiteri trentini le tragedie belliche

Ceduto a privati il monumento del medico condotto Paolazzi con i maestri Tenaglia e Cavosi e il cittadino Flabbi deportati in Austria. Dai documenti storici ora ritrovati emerge l'infondatezza delle accuse nei loro confronti

I nomi dei soldati caduti nelle due guerre mondiali figurano sulle lapidi cimiteriali e negli elenchi dei monumenti nei paesi trentini. Appare più difficile recuperare i nominativi delle persone che con un semplice “Ordine superiore” sono stati bruscamente internati Oltralpe nei campi di concentramento, perché considerati politicamente pericolosi.

E' il caso, a Spormaggiore, di Alfonso Tenaglia, maestro presso alcune scuole elementari trentine, che venne raggiunto il 15 ottobre 1915 da un'ordinanza di poche righe con la quale si disponeva il suo internamento. Morirà a 29 anni, presso l'ospedale di Beneschau il 14 novembre 1917 e sarà sepolto nel cimitero comunale della località straniera, lontano dai propri cari.

Una foto sulla tomba di famiglia con gli estremi della data di nascita e di morte lo ricorda presso il camposanto di Spormaggiore.

Grazie al materiale messo a disposizione da una nipote, la professoressa Manuela Tenaglia vedova Chini, è possibile ricostruire la personalità di quest'educatore. Non solo. Grazie alla corrispondenza e alla sua autodifesa contro i capi d'imputazione è possibile recuperare all'oblio altre figure che hanno subito la stessa sorte, come il medico condotto Ettore Paolazzi, originario di Faver in valle di Cembra, per 25 anni operatore sanitario in Bassa valle di Non.

Le popolazioni di Spormaggiore, Cavedago e Sporminore al momento della morte, il 20 giugno 1922, gli hanno dedicato un monumento funebre, in pietra rossa di Trento, nel camposanto di Spormaggiore: “A l'amatissimo Dottor Ettore Paolazzi – dice la dedica – durante sei lustri medico condotto di Spor dopo le sofferenze di 42 mesi di internamento a Katzenau, morto solo a 55 anni la sera del 20.VI.1922, Famiglia, Popolazione di Spor, Colleghi, Amici, Posero”.

La tomba, monumento civico ad un'illustre e riconosciuta personalità pubblica, è stata inspiegabilmente messa in vendita dal Comune, alla stregua di altre prive ormai di discendenti. Finora non è stata fortunatamente manomessa e tale dovrebbe restare per i posteri, visto il suo alto significato storico e simbolico di “memoria” collettiva contro le tragedie della guerra.

Nell'orazione funebre del 21 giugno 1922 viene ricordata la prigionia “in terra straniera, nella landa pestifera, maledetta di Katzenau”, la morte per il dolore dei genitori e di una sorella e i suoi grandi meriti in campo sanitario. Nelle “Barackenlager”, baracche in legno, di Katzenau, nell'Austria Superiore, a pochi chilometri da Linz, il dott. Paolazzi condivise la stessa sorte con Alfondo Tenaglia (che non riuscì a superare un attacco intestinale che lo portò alla morte), con Giuseppe Cavosi, maestro a Cavedago, e Vigilio Flabbi.

Quest'ultimo, pure lui ricoverato nello stesso ospedale, annunciava la morte del congiunto mediante telegramma, il 18 novembre 1917, al fratello Eugenio, nominato podestà durante il fascismo. Seguirà il 5 dicembre 1917 una lettera alla famiglia di don Giuseppe Sebesta, “curato militare”, che aveva prestato al Tenaglia l'assistenza spirituale, somministrandogli i “sacramenti dei moribondi”.

Quale causa del decesso in base al referto medico è indicata “Gastritis”. Sebesta fa sapere che “il caro Alfonso, cessò di vivere da vero e buon cristiano e cattolico”, che ormai agonizzante sperava in una visita del parroco di Spormaggiore e che è stato sepolto “sul cimitero comunale fra gli altri militari defunti nell'ospedale di qui”, in un “sepolcro provvisto di una croce e numero cosicchè si possa bene e precisamente distinguere dagli altri”.

Il Tenaglia era stato internato con un dispaccio del seguente tenore: “Ad Ordine superiore Le partecipo che Lei viene internato. Le lascio tempo alquante ore a regolare i suoi affari privati, poi si recherà assieme al servo comunale di Spormaggiore ed assieme al maestro Cavosi Giuseppe, che frattanto arriverà da Cavedago, al Dazzio Rocchetta per arrivare il tram dalle ore 4.30 pomerid. Il presente iscritto è da consegnarmi al mio arrivo alla Rocchetta”. Seguono data e firma del funzionario esecutore. Alfonso Tenaglia, nato a Spormaggiore, il 27 ottobre 1888 da Vigilio e Carolina Pittigher di Andalo, aveva conseguito l'Attestato di Maturità per le scuole popolari nel luglio del 1908 presso l'I.R. Istituto magistrale di Rovereto “con distinzione”, qualifica che gli consentiva l'impiego provvisorio di sottomaestro o mastro nelle scuole pubbliche e l'Attestato di abilitazione all'insegnamento nell'ottobre del 1910. Prima dell'internamento aveva insegnato ad Andalo, Trento e Rovereto. Aveva intrecciato una relazione con un'impiegata di Mezzolombardo, una certa Antonietta, la quale ancor prima della dichiarazione di guerra lo aveva avvertito di strani movimenti della gendarmeria (soldati) intorno alle loro case. Entrambi concordano misure prudenziali da adottare nella corrispondenza, anche se l'uno e l'altra, in commoventi missive amorose, si considerano del tutto estranei a questioni politiche. Il Tenaglia era stato accusato di aver bruscamente interrotto uno scolaro che “zuffolava” l'inno imperiale e di aver intrecciato rapporti insurrezionali con un compaesano, coetaneo che mancava dal paese da 10 anni impegnato in varie località austriache, che poi era fuggito in Italia e con il collega Cavosi. Copia dell'accusa da parte dell'Autorità e dell'autodifesa del Tenaglia, mai presa in considerazione sia dalla Direzione dell'Accampamento di Katzenau che dall'Eccelso I.R. Consiglio Scolastico Provinciale, sono riprodotte in un quadernetto scritto a mano con matita copiativa.

Si tratta di un documento straordinario, che con gli altri scritti conferma l'alto profilo morale e professionale e lo spessore intellettuale dell'imputato, privato di ogni mezzo di sostentamento e ostacolato nell'insegnamento anche nel Lager. Il Tenaglia ha avuto comunque il coraggio di denunciare la corruzione all'interno del luogo di pena, la schifezza del cibo, la sottrazione di derrate da parte del personale, il sovraffollamento, il regime carcerario persecutorio e l'alto indice di mortalità fra i reclusi. “Alle lettere e suppliche – scrive il Tenaglia con vena ironica – nessuna risposta; pare che sia più facile essere ricevuti in udienza dall'Imperatore che non dall'i.r. Comandante dell'accampamento”. Parole di speranza quelle contenute nell'ultima lettera ai genitori dall'ospedale dove diceva di essere “in cura per il ventricolo”; annunciava pieno di speranza e di attenzione per i suoi vecchi: “dopo la guerra rimedieremo a tutto”.

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