Stanno lì, come giganti…

I gelsi di Maso Merli, secolari nodosi testimoni delle vicende del paese

Sopramonte – Stanno lì come giganti, testimoni di storie del passato di eventi lieti e tristi non solo degli abitanti di Maso Merli, il grande edificio con le caratteristiche di residenza rurale nobiliare, ma dell'evoluzione delle vicende di Sopramonte che da comune autonomo, con la riforma degli enti locali durante il fascismo, è stato aggregato alla città di Trento prima come frazione e poi come circoscrizione.

Si calcola che l'età media di un gelso raggiunga i cento anni, ma esistono anche piante plurisecolari. Come i gelsi di Maso Merli, che sono in parte protagonisti dei grandi cambiamenti intervenuti in zona. Da piante associate alle attività dei contadini sono stati relegati a un ruolo di refrattaria subordinazione. Non si sa per quale ragione sono sopravvissuti a mannaie e motoseghe che li avrebbero trasformati in legna da ardere. Con la cessazione della bachicultura, infatti, sono scomparsi quasi dappertutto.

La loro vita corre parallela, per certi versi, con quella di chi si è alternato come proprietario e locatario del complesso Merli, che da residenza estiva dei signori di Trento venne sempre orientandosi in casa colonica degli ultimi eredi della civiltà rurale. Gli ultimi ospiti nostalgici, sono gli eredi della dinastia del sindaco e poi prefetto di Trento Adolfo de Bertolini. Il nipote, omonimo per nome e professione, del foro di Trento qui ha emesso i primi vagiti.

La sua famiglia era solita trascorre lunghi mesi al maso, lasciato con rammarico per questioni di lavoro e dei condizionamenti delle nuove tipologie vacanziere. Adolfo de Bertolini continua a nutrire un particolare affetto per gli enormi arbusti sotto i quali era solito giocare con i fratellini e gli amichetti, per le scorpacciate di piccoli frutti, le more. Per i segreti che i più piccoli erano soliti, fantasticando, immaginare fra i suoi rami, per gli uccelli che nidificavano pure all'interno dei tronchi vuoti con grandi fessurazioni. Il gelso è in connubio con la vite, in una sussidiarietà di tipo sponsale: “Vitis sponsa moro” – scriveva ??????????????????????????????????????????????????????? – la vite sposa, avvinghiata, al gelso.

Ai margini di un vigneto o di un podere c'erano i gelsi coltivati principalmente per ottenere le foglie necessarie all'allevamento del baco da seta, lungo gli incolti, ai bordi di un appezzamento per non danneggiare con l'ombra le altre produzioni ortofrutticole. Solo secondariamente quest'albero poteva fornire anche frutta (falsi frutti riuniti in infruttescenze, dette more o gelse) di gradevole sapore, usate anche in farmacopea come leggeri astringenti ed oggi nell'industria dolciaria per marmellate, dolci e gelati.

Ricca di fibre è la corteccia specie dei rami dell'anno, impiegati, nei Paesi orientali per la fabbricazione della carta. La corteccia e le radici hanno proprietà tenifughe. Il legno, di colore bianco, viene ancora utilizzato per fabbricare vasi vinari.

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