Altipiani, scoppia la pace a Malga Zonta

Il “Malga Zonta 15 agosto” poteva apparire un rito da onorare ogni anno: discorsi commemorativi, Messa al campo e un afflusso incredibile di gente dal Trentino e dal Veneto per onorare i 17 giovani (partigiani) fucilati dai nazisti il 12 agosto 1945. Le contrapposizioni politiche ne avevano fatto un “mito rosso” da cui qualcuno stava alla larga. Gli approfondimenti storici e la frequentazione hanno aiutato a capire che si trattava della commemorazione di un gruppo di giovani “cresciuti negli oratori vicentini – precisa il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi – che avevano maturato la scelta di schierarsi dalla parte della battaglia per la libertà”. I parroci della zona di Schio, per primi, quelli di Folgaria, Lavarone poi (da don Lauton a don Pret, arricchiti dalla presenza significativa di don Cristelli, don Malacarne, don Grosselli e mons. Riboldi) hanno assicurato una continuità di memoria corposa che oggi porta i suoi frutti.

La celebrazione di quest'anno è stata onorata dalla presenza dell'arcivescovo Luigi Bressan, che non si muove mai a caso. Commenta i testi liturgici e poi entra nel merito della ricorrenza: “Noi non siamo riuniti in questo Parco trentino – veneto della memoria per condannare persone, ma per dire il no ad ogni forma di violenza. Le notizie che ci giungono da più di una nazione sembrano indicare che la tolleranza reciproca non è più considerata via di convivenza e ancora meno via di dialogo e di collaborazione nel rispetto della diversità”.

Un dato. Nel mese di agosto, un susseguirsi di eventi ha accreditato gli altipiani Folgaria e Lavarone come “Parco della pace”: domenica 3 agosto nella chiesetta di Santa Zita a Vezzena gli alpini di Trento e un gruppo di Kaiserschutzen austriaci hanno battezzato la rinnovata chiesetta come “Santuario della pace tra i popoli” (presiedeva mons. Mucci); domenica 10 agosto i Nomadi, a modo loro, hanno gridato che “la pace si può” sostenuti da una folla di 6 mila fans; il giorno dell'Assunta ex partigiani e gente comune hanno invocato l'aiuto di Maria “donna forte”, affinché le nuove generazioni comprendano che “non si possono risolvere i problemi della pace senza impegnarsi concretamente lì dove si è; domenica 17 ancora a Santa Zita gruppi di fanti italiani e tedeschi si sono stretti la mano e hanno cantato “O Maria, Hilf”. Proprio così: “Da montagne di guerra a montagne di pace” – come ama ripetere Alberto Rella a macchia d'olio.

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