“Il dovere di non dimenticare”

Celebrata domenica scorsa la 37^ Festa della fratellanza

La prima fu organizzata nel 1977 da Emilio Serra, allo scopo di far incontrare gli antichi nemici in una giornata di pace; quattro anni dopo fu fatto costruire il monumento ai caduti italiani e austriaci. Il Kaiserjäger Kurt Steiner, dopo aver visto il monumento, conobbe e divenne amico di Emilio Serra, con cui ha collaborato per 19 anni alla preparazione di questa festa.

Quest'anno, la 37^ Festa della fratellanza ha assunto un’importanza speciale, con la ricorrenza dei cento anni dallo scoppio della Grande Guerra. Scomparsi i due ideatori, adesso il figlio di Emilio, Achille, continua con grande passione il lavoro del padre, per rendere omaggio a tutti i caduti.

Domenica 24 agosto, le celebrazioni sono iniziate con una sfilata di tutte le rappresentanze con partenza dal rifugio sul ghiacciaio della Presena, al passo delle note del Corpo Bandistico di Ossana-Vermiglio. All’arrivo nei pressi del monumento, padre Giorgio Valentini assieme al parroco di Vermiglio, don Enrico Pret, ha concelebrato la messa accompagnata dall’orchestra “Original Tiroler Kaiserjägermusik” e dai canti del coro parrocchiale di Tassullo.

“Su questo terreno che calpestiamo si è consumata una tragedia, sono morti molti giovani, mandati a combattere e ad uccidere; è la tragedia della guerra”, ha detto nell'omelia don Giorgio Velentini, spronato tutti a fare di più per ricordare i caduti. “Cento anni fa sui nostri monti è iniziato il conflitto, un massacro terribile, che ha fatto 10 milioni di morti e 20 milioni di feriti, molti dispersi e molta gente allontanata dalle proprie case. Tutto ciò che avviene contro la pace è disumanità, è violazione della legge di Dio. La guerra nasce da un disordine morale, molto prima che da uno squilibrio economico, o da un disordine dell’ordine politico. Quello che conduce al conflitto è la superbia, l’egoismo delle nazioni, la cupidigia, l’ottusità dei popoli ricchi, l’odio artificialmente acceso fra le razze, la sfiducia, l’instabilità dei rapporti internazionali”.

Il sindaco di Vermiglio, Anna Panizza, ha ringraziato Achille Serra con la sua famiglia e Kurt Steiner per aver ideato questa festa e condiviso lo stesso pensiero: “Ricordo il dolore della popolazione di Vermiglio per essere stata sradicata dal suo paese e mandata in terra straniera, alle molte perdite sul fronte, i molti lutti”, ha detto. “Abbiamo il dovere di non dimenticare il sacrificio di chi ha combattuto”.

Anche il senatore Franco Panizza ha elogiato chi ha avuto l’intuizione felice e coraggiosa di questa festa: “È bello che rappresentanti di eserciti e Stati che si sono combattuti siano qua insieme a festeggiare la pace e ricordare i loro morti, dando esempio di un laboratorio convivenza pacifica. È stato proposto di concludere tutti le celebrazione della Grande Guerra nel 2018 davanti alla campana dei caduti di Rovereto, che è stata costruita con la fusione dei cannoni del primo conflitto mondiale”.

L’assessore alla cultura della Provincia di Trento, Tiziano Mellarini, ha ricordato il pensiero di Alcide De Gasperi sull’Europa unita e ha terminato: “Nel Trentino la Guerra del 1914 ha avuto un forte impatto sulle popolazioni e sul territorio, che possiamo vedere ancor oggi molto appariscenti: forti, gallerie e postazioni militari”. Le compagnie presenti alla festa comprendevano rappresentanze italiane e austriache: Keiserjäger, Kaiser schützen, Standschützen,le compagnie Schützen della Val di Non e della Val di Sole, oltre a numerosi gruppi di Alpini. È intervenuto anche il colonnello dell’esercito austriaco e presidente della Croce Nera del Voralberg, Erwin Fitz.

Franco Marini, già presidente del Senato, ha ricordato infine il sacrificio del battaglione Morbegno che, tentando di azzerare le postazioni nemiche, fu sorpreso e decimato: erano in 1.000. Il suo auspicio è un forte richiamo al disarmo.

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