“Patrimonio d’arte e bellezza restituito alla comunità”

Torna all’antico splendore la chiesa di Meida di Pozza di Fassa, dedicata a San Nicolò. Dopo i lavori che hanno interessato l’edificio sacro per più di un anno, ora il tempio è perfettamente agibile, con non poche sorprese.

Lunga e travagliata la storia dell’edificio sacro, costruito probabilmente verso la fine del Quattrocento. Un documento datato 26 febbraio 1447 parla di un lascito per la costruzione di una chiesa fatta da Giovanni de Mattia di Meida. L’originario perimetro era orientato con asse nord – sud, alla maniera delle antiche chiese romaniche. La conferma è arrivata con gli scavi eseguiti dalle maestranze all’interno dell’edificio.

Sotto il pavimento è stato rinvenuto l’antico perimetro con l’abside corrispondente all’attuale cappella della Madonna Nera. Qui, rimuovendo l’intonaco, sono stati portati alla luce antichi affreschi di buona fattura. Quello sulla parte sinistra della cappella rappresenta il martirio di S. Sebastiano dove spicca la presenza di San Fabiano e del santo vescovo Nicolò. Traccia anche di un arco santo affrescato, elemento tipico delle chiese romaniche che separava il presbiterio dalla navata.

La decorazione sopravvissuta ha permesso di accertare l’originaria iconografia che prevedeva al centro il Cristo Pantocratore (dominatore su tutte le cose) attorniato dalle immagini dei quattro Evangelisti. C’era poi una Annunciazione con l’Angelo e una curiosa raffigurazione di Dio Padre che invia il Bambino Gesù, già formato, verso la Madonna. L’immagine è in parte nascosta e distrutta dall’innesto della volta, realizzata durante la costruzione della chiesa attuale.

All’inizio del Seicento infatti, fu avviato il cantiere che portò alla costruzione di un nuovo edificio con orientamento est – ovest. Sopra l’altare maggiore una grande pala raffigurante San Nicolò attribuita al pittore moenese Valentino Rovisi. Ora l’attenzione è tutta concentrata su un piccolo squarcio dell’intonaco, nella parte sinistra dell’abside, dove si intravede una calzatura di cavaliere con un evidente sperone. “È probabile la presenza di un esteso affresco di contenuto ignoto”, spiega don Giuseppe Da Prà, decano della valle. “Nei prossimi mesi i restauratori eseguiranno i lavori per liberare il dipinto. Sarà davvero emozionante ammirare le immagini celate da secoli”.

Nella sua lunga vita la chiesa di Meida ha affrontato dure prove. Il 20 agosto 1905 la campana Maria Lauretana (la “picola” fusa nel 1527 da Giovanni Grasmaier di Bressanone) fu distrutta da un fulmine. Negli anni ’60 la bella chiesa fu liberata dagli arredi sacri e trasformata in un cinema. Solo negli anni ’80 tornò l’attenzione a questo antico luogo di culto. Ora gli arredi sacri, tolti da tempo, sono stati riportati al loro posto. La Madonna Nera, rimasta a Trento per molti anni, è stata accompagnata con una solenne processione il sette agosto scorso.

Anche il suono argentino delle campane tornerà a farsi sentire nella frazione di Meida. La fonderia Grassmayr di Innsbruck ha avuto infatti l’incarico di realizzare due campane. La prima sarà dedicata alla Divina Misericordia è porterà lo stemma di papa beato Giovanni Paolo II. La seconda è invece destinata a ricordare San Giuseppe Freinademetz, il primo santo ladino e porterà lo stemma dell’attuale papa Francesco. “L’impegnativo lavoro di restauro che ha interessato la chiesa di San Nicolò restituisce alla comunità di Pozza un patrimonio d’arte e di bellezza”, spiega don Giuseppe Da Prà. “Ma soprattutto la testimonianza delle profonde radici di fede e cultura cristiana che hanno sempre caratterizzato questo territorio”.

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