Incontrarsi per conoscersi e contaminarsi

All'esperienza di servizio hanno partecipato due ragazze trentine e due altoatesine. Il bilancio di Isabella Distefano, della youngCaritas altoatesina

Bolzano/Agrigento – Il progetto nasce da un’idea della youngCaritas di Bolzano, è stato condiviso e realizzato assieme alle altre Caritas del Nordest ed è inserito nell’offerta di campi estivi della fondazione Mondoaltro, braccio operativo della Caritas di Agrigento. “Caritas young, giovani che si incontrano”, questo il titolo del campo che si articola in due turni di dieci giorni ciascuno. Il primo si è tenuto a fine luglio, inizio agosto.

“Le attività sono state varie”, racconta Isabella Distefano, della youngCaritas altoatesina. “La mattina era dedicata al servizio nella mensa di Agrigento, gestita per il mese di agosto dalla Caritas, ed alle attività di sostegno in occasione dell’Ability camp. Il pomeriggio dedicato alla conoscenza delle realtà locali, attive in ambito sociale: cooperative che si occupano di sensibilizzare la comunità ai temi della lotta alla mafia, una comunità per diversamente abili, gruppi di giovani dei Salesiani e altri giovani attivi nel quartiere di Librino a Catania, associazioni e singoli che lavorano nell’ambito delle migrazioni e dell’integrazione”.

Prima della partenza i giovani hanno partecipato a tre intensi giorni di formazione a Pordenone, durante i quali si è riflettuto su temi generali quali l’incontro, lo scambio, il rispetto delle differenze.

Isabella, quali sono gli obiettivi dell’iniziativa?

“Arricchirsi delle reciproche differenze per poi essere portatori di cambiamento nelle proprie realtà, questi gli obiettivi principali del campo di incontro e servizio.

“Si è spesso tentati, quando si viaggia nel “proprio” paese, di dare per scontate alcune cose, che si notano invece quando si superano i confini nazionali. Cultura di provenienza e cultura che accoglie, abitudini e schemi sociali sono invece un tema che distingue e caratterizza non solo chi abita entro dei confini nazionali, ma anche ogni regione, ogni città, spesso ogni famiglia ed individuo per sé. Incontrarsi per conoscersi e contaminarsi positivamente, per utilizzare un termine caro ai colleghi della Caritas siciliana”.

Hanno preso parte anche giovani trentini e altoatesini: cosa portano nelle loro comunità di origine?

“Al campo di scambio e servizio hanno partecipato due ragazze trentine ed altrettante altoatesine che al loro rientro nelle diocesi di origine si sono già attivate per far fruttare i tanti input ricevuti”.

Quali prospettive di collaborazione e di comunicazione si aprono ora?

“Creare un ponte tra i giovani delle diverse diocesi, questo il grande desiderio che ci ha spinto ad organizzare il campo e a metterci in contatto con la Caritas di Agrigento”.

“I legami nati tra le diverse Caritas ed i giovani stessi sono molto preziosi. Passi concreti di cura di tali amicizie sono la nascita di un gruppo “what’s up” per la comunicazione di input e stimoli ed il desiderio di creare una piattaforma virtuale per scambiarsi materiali come progetti, laboratori e filmati. Ad ottobre ci si rivedrà tutti per una due giorni di riflessione e rielaborazione dei vissuti, nell’ottica di una collaborazione e formazione continua. È stata inoltre proposta alla Caritas agrigentina una seconda fase del progetto di scambio, in cui i loro ragazzi sono invitati a fare una visita ‘al Nord’. L’invito è aperto e siamo in attesa di sviluppi”.

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