Ucraina, pace lontana. Ma a Trento vince la pietas

Ai confini orientali dell’Europa, in Ucraina, si combatte una guerra che il resto del continente guarda con apatia ma che, come tutti i conflitti, lascia dietro di sé un deserto popolato di morti. Secondo le stime ufficiali delle Nazioni Unite i profughi “interni” sono 190 mila. Quelli andati in Russia sono 200 mila. La Caritas ucraina invoca il sostegno della comunità internazionale. “Il silenzio e la mancanza di azione porteranno a ulteriori tragedie”, ha detto il Primate della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Schevchuk.

Ma a Trento un piccolo recente episodio mostra che a vincere può ancora essere l’umanità. E’ accaduto poco tempo fa, protagonista la vivace comunità ucraina greco-cattolica, che segue con preoccupazione le vicende del suo Paese. Saputo della morte di una signora della minoranza russa ucraina, tradizionalmente di fede ortodossa, che era giunta a Trento per lavorare come assistente familiare in casa di un anziano e della difficoltà – per ragioni economiche – di rimpatrio della salma nella sua regione d’origine, quella Crimea a maggioranza russa oggi separata di fatto dal resto dell’Ucraina dopo il referendum per l’annessione alla Russia del 15 maggio scorso (la cui legittimità è peraltro contestata da parte della comunità internazionale), la comunità greco-cattolica trentina si è mobilitata riuscendo con una colletta a raccogliere la somma necessaria. A prevalere sulla semplicistica categorizzazione “amico-nemico” è stata la pietas.

La crisi in Ucraina riecheggerà a Mantova al FestivaLetteratura, dove giovedì 4 settembre (ore 14.30, Cortile dell’Archivio di Stato) Andrei Kurkov, il più grande romanziere ucraino, presenterà in anteprima nazionale i suoi “Diari ucraini”, editi da Keller editore di Rovereto, che a ottobre pubblicherà anche il nuovo romanzo di Kurov, “Il vero controllore del popolo”.

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