La scuola che non fa notizia

Chi non ricorda Didascalie? Arrivava quasi ogni mese in tutte le case “la rivista della scuola trentina” – l'ultimo numero risale al febbraio 2013 – e presentava nella sezione centrale il racconto di quanto tante classi diverse avevano prodotto, da Ala fino a Roverè della Luna. Era una panoramica sulla ricchezza spesso nascosta nelle nostre aule dove ogni anno – anche in questo settembre 2014 – c'è chi ricomincia pazientemente a spendersi nel coltivare la perla preziosa della conoscenza.

Lo sanno bene gli insegnanti e i dirigenti: di tanti progetti coraggiosi, laboratori d'inclusione o tentativi d'innovazione, non si parla mai. I titoloni sulla scuola li conquista l'ultima ricerca OCSE sulla dispersione, l'incidente clamoroso causato dal degrado di certa edilizia scolastica o l'annuncio del governo in carica – vedi Matteo Renzi nel discorso agli scout di San Rossore – che proclama di voler risparmiare risorse e voler “riscrivere le regole del giuoco sulla scuola”.

Anche in Trentino, dove il ruolo sovrapposto di presidente-assessore va inevitabilmente a spersonalizzare la responsabilità sul comparto scolastico – l'enfasi sulle riforme sembra essersi sgonfiata rispetto al passato. E forse non è un male. Ma lo stanziamento complessivo di 675 milioni per la scuola, evidenziato da Ugo Rossi mercoledì nel suo tour inaugurale, impone alla nostra autonomia, favorita anche sul piano delle strutture, il dovere di un impegno più deciso e forse anche partecipato.

Mariapia Veladiano, la scrittrice che torna quest'anno a Vicenza dopo aver diretto per sei anni un istituto della Vallagarina, afferma a proposito in una recente intervista: “Ho visto splendide realtà di scuola in contesti considerati impossibili. C'è un mare di volontariato in tutto questo. La tentazione di aspettare che la soluzione dei problemi venga dallo Stato è, appunto, una tentazione. E' troppo importante la scuola per aspettare. Intanto i ragazzi ci sono e bisogna riuscire a dar loro quello che è giusto. Il problema non è puntare a una nuova riforma: la scuola ha bisogno di interventi 'leggeri' che correggano le distorsioni più importanti”. E nel suo “Parole di scuola”, pubblicato con l'editrice trentina Erickson, la preside Veladiano ricostruisce l'abbiccì dell'intervento educativo: empatia, identità, paura, integrazione, equità…

In cattedra e sui corridoi spiccano motivazioni, intenzionalità educative, visioni alte. Motivazioni, come quella che a Trento hanno portato alcuni genitori – ecco la quotidianità nascosta – ad assumersi in cooperativa la gestione di una scuola paritaria sulla collina, grazie alla disponibilità delle religiose che hanno lasciato loro “in dono” la struttura (sperando forse che altri riescano a “salvare” qualche altra scuola in travaglio gestionale).

Intenzionalità, come quelle che hanno spinto numerosi insegnanti di religione a dedicare due giornate ai temi etici, aggiornandosi sul tema attualissimo del gender: aldilà dei dibattiti di stagione, un approfondimento necessario per una efficace relazione educativa oggi.

Visioni alte, infine, come i dirigenti dei nostri istituti professionali che vanno arricchendo i corsi “classici” con tecnologia informatica e lingue straniere e che hanno concordato l'opportunità di un quinto anno (dopo il quarto del diploma professionale) come passerella per quanti si fossero nel frattempo orientati agli studi universitari.

Mercoledì pomeriggio, durante la Messa degli studenti delle superiori animata da varie realtà diocesane, la scuola è stata considerata positivamente come “un luogo d'incontro nel cammino”. Il cammino verso quella “realizzazione di sé” che non è il successo in un talent show ma – per dirla ancora con le parole di Mariapia Veladiano – che è semplicemente assecondare quel che siamo e che può essere una bellissima normale vita di relazioni, anche se non finisce su nessun giornale”.

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