La piccola Gloria e il succo della vita

Nel suo punto vendita di Bosentino, tra gli scaffali di legno ricavati da tante cassette vuote, Gloria teneva in bella mostra quel succo inventato con le sue mele per la fresca laurea in Tecnologia Alimentare: era il prodotto della sua tesi, ma anche la sintesi dei suoi appassionati studi agricoli e dei suoi sogni d'imprenditrice.

Si sono interrotti dieci giorni fa nella raccolta delle ciliegie, a causa del ribaltamento del trattore sul quale aveva voluto sostituire per poche ore l'infortunato papà Tullio. Con lui aveva condiviso fin dagli studi al liceo Da Vinci la costante crescita dell'azienda agricola “Ca dei Baghi”, specializzata in confetture di frutta coltivata con sistema integrato; lo aiutava nei giorni di raccolta – d'obbligo il panino e il caffè a metà mattina – ma anche nel conferimento al magazzino con uno spritz di chiacchiere a fine giornata.

Era felice di aver frequentato a Padova la facoltà giusta, con la specialistica voleva ancora imparare la teoria delle lavorazioni che papà già metteva in pratica; gli aveva confidato l'intuizione di una supermarmellata multivitaminica, immaginando insieme a lui l'espansione del laboratorio familiare e anche del loro mercato sempre meno di nicchia.

In quel succo di mela, distribuito come ricordo agli amici dopo la laurea, possiamo riconoscere, quasi distillato, il succo della vita di Gloria: la riconoscenza per i fiori del campo, la volontà di ricavarne frutti e lavoro, la dedizione al sacrificio appresa da papà Tullio e prima ancora da suo zio Egidio, pioniere della cooperazione agricola in Vigolana. Ma insieme anche una volontà per la quale oggi tanti contadini giovani e meno giovani possono guardare alla scelta di Gloria con vanto: il desiderio di riscattare il lavoro nei campi, dimostrare che esso può essere ancora fonte di sviluppo e di crescita, non solo familiare.

Il noto critico enograstronomico Paolo Massobrio, che aveva conosciuto “questa ragazza col sorriso che si divertiva a vedere la gente apprezzare i suoi succhi di frutta”, ha scritto su Avvenire pochi giorni dopo la sua morte: “Gloria era una di quelle giovani sentinelle, che – bisogna dirlo – faceva un lavoro che non è solo poesia: è sacrificio, abnegazione e perfino pericolo. (…) Non c’è colpa davanti a queste tragedie, ma è certo una colpa non considerare il valore di un’attività che non si può misurare solo col metro del reddito. Quella vita bellissima ci interroga, quel mestiere che ogni giorno modella un territorio secondo un suo naturale equilibrio merita di più. In attenzione e in considerazione”.

Ma “la piccola grande Gloria”, educata da ragazza negli scout, era una sentinella del territorio, non solo per le fatiche dell'economia montana. Lo era per la famiglia, dove non mancava di attenzioni alla mamma Daniela e al fratello Michele; per gli amici con i quali assieme al fidanzato Loris condivideva le imprese comunitarie; per i Vigili del Fuoco, di cui era diventata anche affidabile cassiera; per l'amministrazione del nuovo Comune Altopiano della Vigolana alla quale si era candidata con lo stesso proposito dei suoi sogni lavorativi: costruire un futuro migliore per tutti.

La solidarietà dimostrata da tutta la gente dell'altopiano per la famiglia Valcanover nel completare la raccolta delle ciliegie (ne parliamo a pag. 7) conferma quanto sia stato gustoso il succo della vita di Giulia: “quando si semina, prima o poi si raccoglie” è la riflessione che ci consegna papà Tullio.

Prima di scattare l'ultima foto dall'alto ad un rosso tramonto sul lago di Caldonazzo, la sera prima di morire, la studentessa universitaria della Vigolana aveva scherzato con papà sull'ipotesi che su quel lago si potesse costruire una passerella come quella che l'artista Christo si è inventato nelle scorse settimane come opera d'arte per il lago d'Iseo.

Restituendo Gloria a Dio, piace pensare che d'ora in l'imprenditrice agricola dal succo di mela ci guardi da una passerella del Cielo: “Mentre corri indaffarata su e giù per il Paradiso – l'hanno salutata i familiari – mandaci un sorriso per addolcire il nostro grande dolore”.

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