“Contro le guerre e contro i fascismi”

La testimonianza di Mario Zanella, artigliere trentino internato nei lager tedeschi dopo l’8 settembre 1943 (vedi a lato) per il rifiuto di tornare a combattere contro i propri fratelli italiani – sapendo che quel “no” avrebbe comportato conseguenze dolorose, a cominciare dalla prigionia – ha costituito il momento più toccante della sobria cerimonia promossa lunedì 8 settembre a Trento dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi) con il Comune di Trento per ricordare i militari italiani che invece, a differenza di Zanella, oggi novantenne, non ce l’hanno fatta morendo nei campi di prigionia.

Sotto la lapide che sul palazzo sede della Provincia di Trento ne riporta i nomi l’assessore Italo Gilmozzi ha posto la corona del Comune di Trento. Il presidente dell’Anpi del Trentino, Sandro Schmid, dopo aver dato voce ad un Zanella troppo commosso per rievocare la propria vicenda personale (che fu anche di molti), ha richiamato il significato del fare memoria oggi di episodi così apparentemente lontani nel tempo. “Siamo qui oggi – ha detto Schmid – come siamo spesso nelle scuole a ricordare episodi della guerra e della resistenza al nazifascismo, ma vogliamo che questa sia memoria viva. Non basta più limitarsi a dire ‘Mai più alla guerra’, oggi che viviamo una situazione drammatica di conflitti nel mondo, come ci ha richiamato Papa Francesco, parlando di frammenti di terza guerra mondiale”. Fare memoria significa allora impegnarsi “contro le guerre in corso, contro il fanatismo, contro il razzismo, contro i fascismi rinascenti in Europa sotto nuove sigle”. E’ questo che oggi rimotiva l’impegno dell’Anpi.

In conclusione, Schmid ha voluto ricordare quella che ha definito “una vergogna della memoria” esistente a Trento. Il riferimento è alla piccola lapide che in Corso degli Alpini ricorda i primi cinquanta militari italiani caduti nelle caserme di Trento nel tentativo di opporsi all’occupazione tedesca (fra di loro, la medaglia d’oro maggiore Alboino de Iulis e il giovane artigliere di Vattaro, medaglia d’argento, Mario Bailoni). Vicende ripercorse brevemente dallo scrittore Renzo Francescotti: “Otto settembre 1943. I tedeschi attaccano le caserme di Trento con i carri armati. Si risponde con i fucili modello 91. In cinquanta cadono sotto i colpi tedeschi. Sono i primi caduti della Resistenza italiana”. La lapide che li ricorda è in completo abbandono. “Comune, Provincia, Commissario del Governo, Esercito ci diano una mano – conclude accorato Schmid -: quel luogo deve essere ripristinato per ritornare ad essere un luogo della memoria degno di chi ha combattuto e ha lasciato la vita per la libertà che stiamo godendo noi oggi”.

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