Sparizioni e omicidi senza colpevoli. Nelle Filippine l’organizzazione del commercio equo e solidale è sotto attacco. La denuncia di Ruth Fe Salditos, presidente della Fondazione Pftc. La solidarietà di Mandacarù
“Negli ultimi quattro anni, oltre 264 persone impegnate nella difesa e nella promozione dei diritti umani e attive nelle reti della società civile filippina sono state assassinate. A chi danno fastidio gli attivisti, i giornalisti, i sacerdoti, i difensori dei diritti umani delle Filippine?”. La domanda – e insieme la denuncia – di Ruth Fe Salditos, presidente della Fondazione Pftc (Panay Fair Trade Center: Centro per il commercio equo e solidale dell’isola di Panay), affidata a una lettera inviata ai soci della cooperativa Mandacarù di Trento, conferma che il prezzo che i produttori del commercio equo e solidale dell’isola di Panay nelle Filippine stanno pagando per il loro impegno di giustizia sociale è altissimo.
Due persone sono state assassinate nel giro di pochi mesi – il presidente di Pftc Romeo Capalla (il 15 marzo 2014) e Dioniso Garete, capo villaggio e membro della Kamada Farmer's Association che conferisce lo zucchero Mascobado a Pftc (il 28 maggio 2014) -, i contadini sono impauriti, nessuno coltiva più i campi da solo, due donne a turno fanno la guardia di notte al mulino di Kamada, il direttore di Ptfc Angel Panganybanl non torna a casa dal 15 marzo (giorno dell’assassinio di Romeo). Il caso di Romeo Capalla il 25 agosto scorso è stato ufficialmente dichiarato chiuso dalle autorità per mancanza di indizi mentre esecutori ed eventuali mandanti di questi delitti non sono ancora stati individuati ed arrestati. Eppure vi sono forti sospetti, a livello locale, sulla presenza all’interno dell’esercito di una squadra della morte incaricata di eliminare persone scomode. Dall’inizio della Presidenza di Aquino nel giugno 2010 sono 264 le persone ammazzate e 23 le vittime di sparizioni forzate.
In un paese dove non c’è mai stata una riforma agraria e la proprietà terriera è ancora profondamente squilibrata e legata a rapporti di potere talvolta feudali, il lavoro della terra e la trasformazione dei prodotti per il commercio equo e solidale non rappresentano soltanto un metodo di sostentamento per le popolazioni locali, ma sono un'affermazione di dignità che scardina il sistema e dà fastidio. Oggi ben 10.000 persone nell’isola di Panay beneficiano delle attività di Pftc. Le condizioni di pagamento del commercio equo, che anticipa il 50% e paga il restante 50% una volta confermata la spedizione, hanno permesso all'organizzazione di gestire le proprie attività al di là della semplice creazione di reddito per i contadini. In questi 24 anni dalle due tonnellate iniziali spedite a Ctm altromercato, centrale di importazione in Italia, Pftc è arrivata ad esportare 900 tonnellate all’anno di zucchero Mascobado Bio venduto a 17 partner in Europa, Corea del Sud e Hong Kong. E altri prodotti si sono aggiunti: banana chips, zenzero candito e curcuma in polvere.
Nonostante il clima di intimidazione e terrore, Pftc continua a portare avanti con forza la richiesta di giustizia e chiede che si ristabilisca un clima di reale legalità nel Paese.
Finora neppure le proteste e e le pressioni internazionali sono riuscite a rompere il silenzio su questi delitti. L'ultima missione internazionale promossa da Pftc per raccogliere testimonianze, fare pressione sulle autorità filippine affinché vengano assicurati alla giustizia i colpevoli di tali atti criminali e siano protetti i responsabili di Pftc e i contadini soci, far sentire la propria vicinanza ai familiari delle vittime ha portato a Iloilo, nell’isola di Panay, anche Rudi Dalvai, attuale presidente di Wfto, l’organizzazione mondiale del commercio equo.
Dalvai – altoatesino, tra i fondatori di Ctm altromercato – ha incontrato autorità civili e rappresentanti della polizia, chiedendo che si faccia luce sugli attacchi violenti subiti dall’organizzazione del commercio equo e solidale e si renda giustizia al dolore dei familiari delle vittime, che con dignità e fermezza continuano nel loro impegno.
“La nostra storia – conclude Ruth Fe Salditos – dimostra che il commercio equo e solidale può realizzare cambiamenti concreti nella vita di migliaia di persone”. Cambiamenti che possono anche provocare violente reazioni del sistema di potere economico, politico e militare. “Ma noi restiamo saldi nelle nostre posizioni. Dobbiamo tramutare la nostra paura in coraggio, perché stiamo facendo la cosa giusta per la nostra gente”.
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